Fare affidamento su di obiettivi graduali e termine più o meno breve, dovutamente intervallati da una forma di gratificazione, è una strategia piuttosto comune che fonda le proprie radici nella comprensibile scelta di smontare un traguardo che potrebbe apparire irraggiungibile in una serie di scalini che, per l’appunto, sono più facilmente scalabili. Può funzionare quando si parla di lavoro, di creatività e, perché no, anche di salute: se l’intenzione è quella di partecipare a una maratona è cosa buona e giusta cominciare con il correre per cinque chilometri. Da qui l’intuizione di un gruppo di scienziati d’Oltremanica: perché non impiegare questo collaudatissimo metodo per contrastare l’obesità, introducendo dei premi in denaro in cambio del raggiungimento degli obiettivi di perdita di peso?
Un piccolo spoiler – l’intuizione si è rivelata felice, e l’esperimento è stato un successo. Games of Stones – questo il nome del progetto portato avanti dai ricercatori dell’Università di Stirling – ha coinvolto una platea di 585 uomini affetti da obesità e provenienti da Inghilterra, Scozia e Irlanda del Nord. L’obiettivo era il medesimo per tutti i partecipanti: perdere il 5% del loro peso corporeo nei primi tre mesi, il 10% entro il sesto mese dall’inizio del progetto e mantenere una perdita totale di (almeno) dieci chili a un anno dal pronti via.
Pagati per perdere peso
A rendere particolarmente interessante lo studio è che la platea di partecipanti è stata suddivisa in tre gruppi distinti sulla base del “metodo motivazionale”, se così vogliamo definirlo, adottato. Il primo gruppo ha ricevuto ogni singolo giorno dei messaggi di supporto, il secondo ha ricevuto messaggi e la promessa dei sopracitati premi in denaro (400 sterline) e al terzo… Beh, il terzo non ha ricevuto un bel niente. Se non il prospetto di un cammino che avrebbe portato a uno stile di vita più salutare, ecco.
I risultati, in ogni caso, parlano chiaro: i messaggi di motivazione e le promesse di gloria, per così dire, si sono rivelati nettamente meno efficaci dei premi in denaro. Numeri alla mano gli uomini appartenenti al secondo gruppo sono di fatto quelli che hanno perso più chili (il 5% del loro peso complessivo, secondo la media); seguiti dai colleghi del primo gruppo (3% del loro peso) e distaccando i membri del terzo, che hanno fatto registrare appena una perdita media dell’1%.
La conclusione dei ricercatori, ovviamente, è che offrire premi in denaro o simili incentivi di natura economica potrebbe rappresentare una utile arma nella lotta all’obesità: nel frattempo, però, noi non possiamo fare a meno di chiederci se i membri del terzo gruppo, nell’apprendere di essere rimasti esclusi da ogni forma di supporto (soldi in primis, è chiaro), non si siano approcciati allo studio con fare più cinico, più disilluso, più scoraggiato.