I legumi fanno bene alla salute, perché fonte di proteine, e fanno bene all’ambiente, perché rimettono nel terreno l’azoto sottratto da altre coltivazioni. Si sapeva, ma lo conferma uno studio scientifico appena pubblicato, che ha analizzato in maniera sistematica le possibili conseguenze della rotazione sull’agricoltura, e gli effetti di un consumo di proteine alternativo alla carne, concludendo con un invito alle nazioni europee a coltivare più piselli e fagioli. Ecco in sintesi alcuni brani dell’introduzione.
Le pratiche agricole devono evolversi per garantire la sicurezza alimentare riducendo l’impatto ambientale. Da un lato, sono state sviluppate e adottate moderne tecnologie per applicare input quali fertilizzanti e acqua con maggiore precisione, producendo raccolti in modo più efficiente all’interno di sistemi intensivi “convenzionali”. D’altra parte, ci sono sforzi per rompere l’attuale stato di blocco tecnologico della monocoltura intensiva promuovendo l’intensificazione “agroecologica” al fine di ridurre l’elevata dipendenza da risorse limitate come i fertilizzanti al fosforo e l’energia fossile, riducendo al contempo le emissioni di gas serra e il degrado del suolo.
I legumi hanno la capacità di fissare l’azoto dall’atmosfera e quindi evitare l’uso di altre fonti esterne di fertilizzanti azotati. La coltivazione di legumi è stata associata ad altri vantaggi, tra cui la diversificazione delle rotazioni colturali che può interrompere i cicli di parassiti e malattie, il miglioramento della qualità del suolo, la resistenza alla siccità grazie alle radici profonde, il supporto per gli insetti impollinatori.
Dal punto di vista nutrizionale umano, i legumi sono una fonte di macro e micronutrienti (proteine, fibre, folati, ferro, potassio, magnesio e vitamine), fornendo un profilo nutritivo più ricco rispetto ai cereali e alla carne. Sostituire la carne con alimenti derivati da legumi ricchi di proteine ha il potenziale di ridurre contemporaneamente l’impatto ambientale migliorando al contempo il profilo nutrizionale. Uno studio precedente ha dimostrato che sostituire appena il 5% della carne bovina in Germania con polpette di piselli potrebbe portare a una riduzione di emissioni di 8 milioni di tonnellate di CO2, pari all’1% delle emissioni annuali di gas serra.
Nonostante questi benefici, i legumi non sono ampiamente coltivati in Europa, coprendo solo l’1,5% della terra arabile europea, rispetto al 14,5% in tutto il mondo. Nel frattempo, grandi quantità di soia vengono importate in Europa come mangime animale ricco di proteine, da paesi in cui la produzione causa deforestazione. Pertanto, l’introduzione dei legumi nelle rotazioni colturali europee potrebbe svolgere un ruolo chiave nella strategia europea Farm to Fork, ma l’attuale base di prove è frammentata tra studi che in genere valutano aspetti specifici della sostenibilità ambientale e della nutrizione, in modo separato. Vi è un’urgente necessità, conlcude lo studio, di approcci più olistici per la valutazione del ciclo di vita per valutare la sostenibilità ambientale dell’aumento del raccolto di leguminose in Europa.