I rincari dell’energia avranno un impatto “devastante” sulla filiera del cibo: i prezzi continuano ad aumentare, e Coldiretti lancia l’allarme sulle conseguenze future. Il problema è che la produzione agricola e quella alimentare in Italia assorbono oltre il 11% dei consumi energetici industriali totali, per circa 13,3 milioni di tonnellate di petrolio equivalenti (Mtep) all’anno. Dunque, ogni aumento impatta moltissimo su tutto il processo di produzione, e infine sui prezzi al consumatore finale.
“L’impennata dei costi energetici mette dunque a rischio la competitività del sistema con un effetto a valanga sull’intera filiera agroalimentare”, dice Coldiretti, “dai campi all’industria di trasformazione fino alla conservazione e alla distribuzione”.
Per le operazioni colturali gli agricoltori – spiega la Coldiretti – sono stati costretti ad affrontare rincari dei prezzi fino al 50% per il gasolio necessario per le lavorazioni dei terreni, senza dimenticare che l’impennata del costo del gas, utilizzato nel processo di produzione dei fertilizzanti, ha fatto schizzare verso l’alto i prezzi dei concimi, con l’urea passata da 350 euro a 850 euro a tonnellata (+143%). In più – prosegue Coldiretti – tutto questo avviene “in un momento in cui con la pandemia da Covid si è aperto uno scenario di, accaparramenti, speculazioni e aumenti dei prezzi di beni essenziali che deve spingere il Paese a difendere la propria sovranità alimentare”.
“In tale ottica è importante l’intervento del Governo per alleggerire la bolletta energetica e non fermare un sistema strategico per garantire l’approvvigionamento alimentare” afferma il presidente della Coldiretti Ettore Prandini.