La Coca Cola ha deciso di dire ufficialmente “stop” alla politica discriminatoria basata sulla razza per quanto concerne gli studi legali esterni che lavorano per l’azienda. Il tutto è stato scatenato dalla rimozione dal suo posto di lavoro del dirigente che aveva ideato questo piano, cosa che si è riflettuta anche su alcuni investitori.
Un gruppetto di azionisti aveva minacciato, infatti, l’azienda di ricorrere in tribunale per quella che aveva definito come una “politica illegale discriminatoria”. Così Monica Howard Douglas, consigliere generale, aveva inviato al gruppo una lettera nella quale specificava che i requisiti proposti “non sono mai stati e non solo una politica” adottata da Coca Cola.
Ma in cosa consisteva questa proposta così controversa? Beh, tutto era nato l’anno scorso quando l’ormai ex consigliere generale della Coca Cola Bradley Gayton aveva chiesto che gli studi legali esterni dovessero occuparsi di minimo il 30% delle nuove cause utilizzando avvocati di etnia diversa. Il tutto va poi a inserirsi in un problema nazionale più ampio relativo al dibattito sulla difficoltà delle persone di etnie diverse di fare breccia nel mondo prevalentemente bianco della Big Law americana.
A seguire, Coca Cola aveva già dichiarato che avrebbe sospeso tale politica e che l’avrebbe rivista una volta che Gayton fosse stato rimosso dal suo ruolo. Tuttavia i contestatori non sono convinti: secondo alcuni di loro questa sarebbe una misura di Coca Cola scaturita solo dal desiderio di “salvare la faccia”.
Uno di loro, Daniel Morenoff dell’American Civil Rights Project, ha sottolineato come sia sorprendente che né il consulente legale di una grande azienda come Coca Cola, né i grandi e importanti studi legali coinvolti in tutto ciò, abbiano considerato come questo sarebbe entrato in conflitto diretto con le leggi americane sui diritti civili.
Inoltre, sempre secondo Morenoff, è ancora più sorprendente il fatto che così tante altre sofisticate società americane abbiano ignorato allo stesso modo tutti i problemi legali connessi a questa scelta.
Chi ha ragione? Difficile a dirsi. La lettera di Douglas, infatti, specifica che Coca Cola si impegna a promuovere l’equità, la diversità e l’inclusione nella professione legale. Inoltre non ha mai implementato le linee guida per gli avvocati esterni stabilite da Gayton.
E Gayton cosa dice? Lui sosteneva di aver dovuto adottare misure così drastiche a causa dell’incapacità dell’industria legale di affrontare le disparità di trattamento che devono subire gli avvocati di colore.