Coca Cola intima a Coca Nasa, azienda colombiana produttrice della Coca Pola, di smettere si usare quel nome per la sua birra? No problem: gli Indios delle due comunità indigene coinvolte nella vicenda, a loro volta, hanno detto che boicotteranno Coca Cola impedendone la vendita in Colombia se il colosso non fornirà spiegazioni in merito all’uso non consensuale del marchio “coca”.
Non tutti sono a conoscenza del fatto che Coca Cola e gli Indios della Colombia da un po’ di tempo a questa parte sono ai ferri corti a causa di una contesa sull’utilizzo del termine “coca”. Per gli Indios, infatti, questo nome indica la loro pianta sacra, mentre per la famosa multinazionale indica la sua bevanda diffusa in tutto il mondo.
Ecco che solo due mesi Coca Cola aveva intimato alla piccola impresa Cosa Nasa, di stanza nel dipartimento del Cauca e nota localmente perché produce bevande, alimenti e medicine a base di coca, di non utilizzare più il nome Coca Pola per la sua birra.
Ma la comunità indigena non ci sta ed ecco che ha deciso a sua volta di dare un’ultimatum a Coca Cola: la multinazionale ha dieci giorni di tempo per fornire spiegazioni relative all’uso non consensuale del marchio Coca Cola.
Se il colosso non darà spiegazioni soddisfacenti, ecco che nei territori delle comunità Nasa ed Embera Chami verrà disposto il divieto di vendita della bevanda analcolica. E si tratta di una zona che copre un terzo della Colombia.
Gli Indios hanno argomentato la loro richiesta spiegando che per loro la coca è parte del patrimonio culturale ancestrale, venendo utilizzata anche nei rituali e cerimonie. Alla luce di tale fatto, le comunità indigene sostengono che Coca Cola abbia registrato il suo marchio senza chiedere il loro consenso, andando così incontro a “pratiche abusive” e violando le “norme nazionali, andine e internazionali sui diritti umani“.
Dal canto suo Coca Cola sostiene che i vari prodotti Coca Pola (“pola” in colombiano significa birra), la Coca Sek (una bevanda energetica) e la Coca Ron (un liquore) sono da ritenersi una forma di “concorrenza sleale” che finisce col provocare confusione fra i consumatori.
Chi la spunterà in questa battaglia economica e culturale? Diciamo che Coca Cola non ha dei precedenti favorevole: già nel 2007 aveva chiesto che fosse ritirata dal mercato la Coca Sek, perdendo però la causa.