Il buono, il brutto e… il vegano? Alla veneranda età di 92 anni Clint Eastwood ha deciso di imbarcarsi in un nuovo progetto, un documentario intitolato Why on Earth che ambisce a mostrare il modo in cui gli esseri umani hanno di fatto distrutto gli habitat di diverse specie animali e di come, per crudele ironia della sorte, stiano infine per autodistruggersi alimentando la crisi climatica. Un ruolo centrale, nel contesto del filmato, è ovviamente occupato dalle pratiche più insostenibili come la deforestazione, il bracconaggio e gli allevamenti intensivi; proponendo come potenziale mitigazione alla crisi mediatica l’adozione di sistemi alimentari e diete più sostenibili – come, ad esempio, quella a base vegetale (o anche con insetti commestibili).
“Una dieta a base vegetale può portare a conseguenze positive per il benessere degli animali e delle persone” ha commentato a tal proposito Eastwood, facendosi dunque bandiera e portavoce di una soluzione importante per il futuro. Non è certo un segreto, dopotutto, che la produzione mondiale di cibo sia di fatto responsabile di circa un terzo di tutti i gas serra emessi nell’atmosfera, con l’allevamento di carne responsabile per la maggior parte di essi: segnaliamo, rimanendo in questo contesto, anche uno studio del 2018 di Oxford, poi pubblicato sulla rivista scientifica Science, che sottolinea come seguire una dieta a base vegetale sia di fatto la migliore arma per rallentare la distruzione ambientale. Per arrivare a questa conclusione, i ricercatori hanno esaminato l’impatto ambientale della produzione di 40 alimenti, che ammontano al 90 per cento di tutto il cibo consumato sulla terra. Guidati da Joseph Poore, i ricercatori hanno scoperto che le industrie della carne e dei latticini sono di fatto responsabili del 60% delle emissioni globali di gas serra e che se gli individui rimuovessero i prodotti animali dalla loro dieta, ridurrebbero la loro impronta di carbonio del 73%.