È una storia che vi abbiamo raccontato a più riprese nel corso dell’anno, ma trovarsi faccia a faccia con il resoconto di fine anno lascia comunque sbigottiti: stando al bilancio tracciato dalla Coldiretti, il maltempo e gli altri problemi al clima che hanno tormentato il settore dell’agricoltura nel corso del 2021 sono costati oltre 2 miliardi di euro.
Inverni caldi, primavere gelate, estati torride e secche, il tutto unito alla destabilizzazione dei mercati internazionali dovuta al Covid-19: si è trattato di un vero e proprio anno nero, con crolli nei raccolti nella stragrande maggioranza dei prodotti della Dieta Mediterranea, dalle mele (-4%) alle pere (-65%), dalle susine (-10%) alle albicocche (-5%), e ancora le pesche (-11%) fino alle ciliegie (-25%). L’Italia, nel 2021, si è classificata come nono posto più caldo dal 1800, con una temperatura media che supera di 0,74 gradi la media storica; e ha collezionato circa sei eventi estremi al giorno tra siccità, bufere, trombe d’aria e grandine (dati dell’European Severe Weather Database).
I cambiamenti climatici e l’emergenza coronavirus, inoltre, sono state accompagnate da un forte aumento dei costi di produzione e delle materie prime, che nel tempo ha contagiato anche i costi per i carburanti per i macchinari – con rincari che arrivano al 50% per il gasolio – e per l’energia impiegata nelle serre. Coldiretti lancia l’allarme: “L’agricoltura è l’attività economica che più di tutte le altre vive quotidianamente le conseguenze dei cambiamenti climatici, ma è anche il settore più impegnato per contrastarli. Si tratta di una nuova sfida per le imprese agricole che devono interpretare le novità segnalate dalla climatologia e gli effetti sui cicli delle colture, sulla gestione delle acque e sulla sicurezza del territorio”.