Li abbiamo premiati, e l’abbiamo fatto nel migliore dei modi.
Ci riferiamo ai gelatieri, quelli della classifica delle migliori gelaterie artigianali di Dissapore più amata da voi lettori, e alla location migliore che una rivista gastronomica possa auspicare: il Salone del Gusto.
Il Dissapore Café di Piazzale Valdo Fusi stamane era un tripudio di camici bianchi brandizzati Inalpi, più o meno eccentrici artigiani del gelato che in questi anni si sono distinti agli occhi della nostra redazione, sparsa per tutta Italia e sempre pronta ad appuntare sul taccuino miglioramenti e scivoloni. Ci siamo pure studiati un trofeo, un David di Donatello sfaccettato con cucchiaio per gelato alla mano, che va ai premi speciali ai primi tre classificati.
In caso non ve lo ricordaste, i nostri premi speciali, menzioni d’onore per distinzioni degne di nota, sono andate quest’anno a:
Gianluca Degani – Bloom (Modena), nella categoria “Generazione di Fenomeni”, che si distingue per la ricerca e l’accostamento ardito. Parliamo del gelato new age, quello che stiamo vivendo negli ultimi dieci anni, e a rappresentare il nuovo corso lui è perfetto.
Agnese Spagnuolo di Fatamorgana (Roma), nella categoria “Primadonna”, perché della nostra prima classificata tra le donne stiamo parlando, in un mondo che è soprendentemente al maschile, senza valide motivazioni adducibili.
Pavè Gelati e Granite (Milano), nella categoria “Debutto dell’anno”. E qui, cari lettori, va fatto un inciso, perché le nostre lodi alla new entry in casa Pavè, già blasonatissima per conto proprio e mai depauperata di attenzione mediatica, ha fatto discutere non poco. Chiariamolo, una volta per tutte, così come si è fatto oggi al Dissapore Cafè: Simona Carmagnola, la regina di questo nuovo punto di riferimento milanese, è l’ex diamante grezzo di Gianfranco Cutelli, che per cinque anni è stata “L’anima del suo laboratorio”, parole del celebre gelatiere.
In caso non lo conosceste, il talent scout in questione è il nostro terzo classificato (lo scorso anno era il primo, ma non sembra essersela presa) con la gelateria di Pisa De’ Cultelli, colui che ci ha svelato i cinque segreti per riconoscere il gelato artigianale. Si è presentato allo stand di Dissapore con un paio di occhiali made in china, giustificandosi così: “Quando è uscita la vostra classifica, per un’assurda coincidenza, io ero a cena con i vostro nuovo primo eletto. Ci stavamo facendo un selfie con questi occhiali. Direi che possono fare da testimone”.
Decisamente, non se l’è presa.
Maurizio Bernardini ha ritirato il secondo premio, dedicandolo al socio Jacopo Balerna, a cui vanno i nostri migliori auguri. La loro Galliera di Bologna porta in territorio tristemente noto per il gelato demodé (grasso e sovraccarico), sapori limpidi e attenti alle esigenze della clientela.
Quanto al primo, lo sapete, è Capolinea, di Reggio Emilia. Il “gelato come una volta” (fermi, non storcete il naso, questo non è storytelling dai risvolti discutibili, alla Grom), che rispetto allo scorso anno ha fatto passi da gigante, salendo di sette posizioni, fino alla vetta. Da Simone De Feo, titolare della gelateria, tutto parte dal latte fresco locale, dalla panna dell’Alto Adige, dalle uova di galline allevate sui più vicini appennini e dallo zucchero di canna grezzo.
Ma “una volta”, il gelato gastronomico non esisteva e nessuno si preoccupava di realizzare gusti di gelato privi di derivati animali. Ed è anche per questo che alla gelateria Capolinea è andato l’oro di Dissapore, è riuscito ad unire (scusate la noia dell’espressione) tradizione e innovazione.
“Ho sempre guardato a Paolo Brunelli, a Francesco Cutelli come ai miei maestri. Vedermi davanti a loro, nella vostra classifica, è stato incredibile”.