Super lavoro per i prelati vaticani, che oltre ad interessarsi alle alte questioni teologiche devono guardarsi dai vicini potenzialmente scomodi. Come di sicuro sarebbe McDonald’s.
Infatti, da quando si è sparsa la voce che in un palazzo di Borgo Pio di proprietà della Sede apostolica, a due passi dalla Basilica si San Pietro, sta per essere aperto un mega ristorante McDonald’s (538 metri quadrati), la loro attività è diventata frenetica con tanto di lettere inviate al Papa.
Per esempio: il presidente della Pontificia Accademia della Vita, Elio Sgreccia, ha dichiarato in un’intervista a Repubblica: Una scelta a dir poco discutibile, aberrante, per niente rispettosa delle tradizioni architettoniche ed urbanistiche di una delle piazze più caratteristiche che si affacciano sul colonnato di San Pietro, meta ogni giorno di migliaia di pellegrini e di turisti.
Aggiungendo poi, dimostrando così un’insospettabile padronanza della materia: Una scelta commerciale che, per di più, ignora le tradizioni culinarie della ristorazione romana.
I lettori più attenti a questo punto ricorderanno una vicenda analoga capitata pochi mesi or sono a Firenze: alla catena di fast food fu impedito di aprire un locale a pochi passi dalla Cupola del Brunelleschi con uno strascico di polemiche non ancora terminato.
Stando ai soliti maliziosi però, ciò che avrebbe fatto davvero imbestialire i cardinali è il considerevole esborso richiesto per l’ammodernamento dell’immobile. Dovrebbero infatti tirare fuori di tasca propria parte dei costi per i lavori di ristrutturazione, e tra questi i lavori per una grande canna fumaria.
E pensare che secondo indiscrezioni l’Apsa (Amministrazione del patrimonio della Sede apostolica) dovrebbe incassare da McDonald’s un canone mensile di 30.000 euro, quel che si dice un buon affare, insomma.
Ma il progetto di rimpiazzare l’odore di santità degli eleganti palazzi in cui soggiornano i cardinali, con una spiccata e comprensibile preferenza verso gli attici, con gli effluvi dei Big Mac e il rumoroso popolo del fast-food, in una zona effettivamente “tormentata da friggitorie e rivenditori di paccottiglia dalla modesta qualità estetica”, come scrive oggi il Corriere della Sera, non deve passare.
Anche al costo di ricordare il pericolo di “cibi che non offrono garanzie per i consumatori”, come se i religiosi fossero dei redattori qualsiasi di Dissapore.
Chissà cosa ne pensa Papa Francesco, che finora non è intervenuto sulla faccenda.
Ma guardando alle abitudini alimentari lo si potrebbe scoprire allineato con le posizioni intransigenti dei suoi cardinali.
Durante i viaggi all’estero non mancano mai le bottiglie d’acqua di una nota etichetta italiana, e la sua dieta è all’insegna di cibi sani e prelibati, come tartare di tonno e medaglioni di vitello magro.
E quando visita un fast food, come capitato con Burger King, avverte almeno tre giorni prima.
[Crediti | Link: La Repubblica, Dissapore, Eater]