La condizione del raccolto invernale di grano in Cina potrebbe essere la “peggiore della storia”: a lanciare l’allarme è il ministro dell’Agricoltura e degli affari rurali Tang Renjian, che nel corso di una riunione con il parlamento ha spiegato come la carenza di piogge ha ritardato la semina di circa un terzo della superficie agricole destinata alla coltura del grano. In altre parole: siccità. Ne sappiamo qualcosa anche noi qui in Italia, dopotutto.
I commenti del ministro lasciano trasparire una certa preoccupazione anche per il recente conflitto tra Ucraina e Russia che sta portando il prezzo di grano e mais ai massimi storici; preoccupazione che a quanto pare non viene nemmeno domata dalla bizzarra tendenza a comprare e stoccare cereali nei mesi prima della guerra. In ogni caso, il problema sollevato dal ministro si inseriscono in un contesto che vede la Cina particolarmente focalizzata sulla sicurezza alimentare: a tal proposito, l’NRDC (National Development and Reform Commission) ha assicurato che il Paese garantirà una superficie coltivata a grano complessiva superiore ai 117,33 milioni di ettari, e ha annunciato che le produzioni di soia e mais aumenteranno nel tentativo di trovare un nuovo equilibrio tra domanda e offerta.
Priorità agricole che saranno supportate da sussidi per 41,639 miliardi di yuan (6,59 miliardi di dollari) per i premi assicurativi agricoli, in crescita del 30,8% su base annua. Stando alle parole del premier Li Keqiang, infine, ogni altro tentativo di utilizzare i suoli agricoli per scopi differenti dall’agricoltura (e in particolare dalla produzione di grano) sarà fermato sul nascere.