In Cina aumenta l’importazione di carne di maiale a causa dell’epidemia di peste suina, ma l’Italia è in ritardo. A causa dell’epidemia di peste suina africana, fra capi morti di malattia e capi morti per l’abbattimento preventivo, circa il 20% dei maiali cinesi sono andati perduti.
Per ovviare a ciò, le scorte non bastano, anche perché la domanda di carne di maiale in Cina è rimasta alta, con conseguente rincaro dei prezzi del 50%. Così si è dovuto ricorrere per forza alle importazioni. Nel corso del primo semestre 2019, in Europa è cresciuto del 42% l’export di carni suine in direzione Cina. In testa agli esportatori ci sono Germania e Spagna. Andando al di fuori dell’Europa, è il Brasile a guidare la brigata. E gli Stati Uniti? Beh, USA e Cina si stanno sfidando a suon di dazi, motivo per cui, inizialmente, Pechino aveva cancellato la carne di maiale statunitense dal mercato asiatico, per contrastare le tariffe volute da Donald Trump. Tuttavia adesso le cose stanno cambiando: viste le problematiche sanitarie, queste carni potrebbero essere esentate dalle tariffe.
E l’Italia? L’Italia è un po’ in ritardo. Solamente nel corso delle ultime settimane i macelli italiani autorizzati alle esportazioni stanno iniziando a organizzare le spedizioni di carne di maiale nostrano in Cina. Al momento sono solo nove i macelli che possono farlo, quelli cioè che sono riusciti a ottenere le autorizzazioni dopo gli accordi stipulati a marzo con la delegazione cinese. Nonostante il ritardo, gli allevatori italiani sono interessati a questo nuovo mercato. Il primo motivo è il fatto che in Cina si mangiano anche parti che noi di solito ignoriamo, come teste, orecchie, zampe e interiora. Il secondo motivo è che, in questo modo, sarà possibile far conoscere in Cina i nostri prodotti DOP. E non dimentichiamoci che, grazie a questa situazione, le quotazioni della carne di maiale è riuscita a risalire a 1,66 euro al chilo (prima era ai minimi storico di 1,2 euro al chilo).
Se però per allevatori e macellatori questo nuovo mercato può essere una manna, ci sono alcune categorie che non sono così contenete. Secondo Assica, l’Associazione confindustriale delle Carni e dei Salumi, i paesi che hanno un forte interesse nella trasformazione potrebbero risentire di prezzi elevati e consumi interni diminuiti. E fra questi paesi c’è l’Italia: da noi si produce solamente il 60% della carne che poi trasformiamo, non siamo autosufficienti da questo punto di vista. Il risultato? Un aumento dei costi della carne di maiale all’ingrosso, cosa che poi si riflette sull’aumento dei prezzi per il consumatore finale e un minor consumo.