Il comparto del cibo a domicilio è nel mirino della procura di Torino. Vuoi le difficoltà perenni nell’inquadrare giuridicamente i rider, vuoi la mancanza di tutele, in primis stradali, quello che è diventato un lavoro a tutti gli effetti continua a essere oggetto di accertamenti. A tal proposito, la procura del capoluogo piemontese ha aperto un fascicolo modello 45, senza indagati né ipotesi di reato, sul lavoro dei rider.
Si tratta di un’indagine esplorativa, affidata al pm Vincenzo Pacileo, sugli aspetti della consegna del cibo a domicilio relativi alla sicurezza e ai problemi igienico sanitari. Agli agenti del reparto radiomobile della polizia municipale sono stati demandati controlli a campione. Alcuni rider, dunque, sono stati fermati ed è stato chiesto loro che tipo di attività svolgono per le società le quali commissionano il trasporto del cibo e come sono organizzati sulle piattaforme.
Circa un anno fa la Corte d’appello di Torino (sezione lavoro) aveva parzialmente accolto il ricorso presentato da 5 ex lavoratori del food delivery, allontanati da un’azienda del settore a seguito delle proteste relative alle condizioni contrattuali, riconoscendo “il diritto degli appellanti a vedersi corrispondere quanto maturato in relazione all’attività lavorativa da loro effettivamente prestata in favore dell’azienda sulla base della retribuzione diretta, indiretta e differita stabilita per i dipendenti del quinto livello del Contratto collettivo logistica-trasporto merci”.
L’iniziativa attuale arriva a pochi giorni dall’inchiesta della Procura di Milano: un’indagine “pilota” che vuole far luce sul lavoro dei fattorini-ciclisti e che punta a scovare casi di sfruttamento e la presenza di clandestini nella categoria.
Fonte: Ansa