Il cibo a base di insetti si sta configurando come un settore in grande espansione. Il movimento è stato potenziato ai ritmi attuali dal semaforo verde di Bruxelles di qualche mese fa, che ha aperto alla vendita come prodotto alimentare della farina di grilli; e a oggi oltre a un aumento dell’impiego di insetti nei prodotti alimentari (e non solo – pensiamo a mangimi o a fertilizzanti) si può parlare concretamente anche di crescita di consumo. Diamo un’occhiata al più recente report Nomisma per Cia-Agricoltori Italiani, dove di fatto si stimano al 2030 quasi 400 milioni di consumatori di questi prodotti mentre, sul fronte del mercato, si parla di una crescita di 180 volte a partire dal 2019 fino al 2025, passando da 500 tonnellate a 90 mila per arrivare a 260 mila nel 2030.
Cibo a base di insetti: un mondo in espansione
Interessante notare, rimanendo in questo contesto, che si stima anche una crescita in media del 5% delle vendite di pane, sostituti della carne e nutraceutici che contengono la polvere di insetti. D’altronde questo è il grande potenziale di questa particolare produzione: una fonte di proteine alternative con un impatto decisamente più contenuto sulla salute del nostro caro (e acciaccato) pianeta rispetto – giusto per fare un esempio – delle attività di allevamento intensivo.
In Italia, tuttavia, la resistenza a questo genere di prodotti è forte e decisa, evidentemente radicata nella paura (comprensibile, ma errata) che gli insetti vadano a sostituire, e non ad affiancarsi come alternativa, ai piatti della tradizione. La verità, come spiega Andrea Ghiselli, past president della Sisa, Società italiana di Scienze dell’ Alimentazione, è che intorno a questi prodotti si sta scatenando un delirio mediatico ingiustificato perché “tutto sommato sarà probabilmente un consumo di nicchia”.
“Rimarranno un prodotto interessante, ma non di largo consumo, anche perché i costi sono molto elevati, almeno al momento” ha spiegato Ghiselli. Lo ripetiamo per chi si è seduto in fondo: nessuno vi ficcherà gli insetti nel piatto di nascosto. Il loro valore nutrizionale, in ogni caso, “è ottimo. Sono alimenti proteici che possono essere un’alternativa o una scelta in più”.
“Si tratta di proteine di alta qualità, ma ha una sua ragione il fatto di riportare in etichettatura dei prodotti che tra gli ingredienti hanno farina di insetti, perché come qualsiasi alimento può dare delle allergie” spiega ancora Ghiselli. “Il consumatore deve sapere che se è allergico ai crostacei lo è probabilmente alle farine di insetto”. E sul rischio che possano togliere mercato ai prodotti italiani: “Direi che il problema non si pone”.