Come può funzionare – e non diciamo “insegnare” – un istituto alberghiero privo di cucine e derrate alimentari? Che per carità, la didattica a distanza ha ampiamente dimostrato le proprie virtù e meriti (specialmente, è chiaro, nel periodo pandemico), ma qui pare di esagerare un po’.
Il piano di vigilanza contro i diplomifici, dispiegato dal ministero dell’Istruzione e dalla Guardia di Finanza in 70 scuole paritarie superiori in Campania, Lazio e Sicilia ha fatto emergere numerose e gravi incongruenze – da un singolare incremento degli studenti alle classi quinte (mentre gli iscritti nelle classe precedenti sono poche decine se non addirittura zero), con quest’ultime che venivano create ad hoc solo per affrontare l’esame di maturità, alla mancanza del materiale o delle strutture necessarie al corretto svolgimento della didattica.
Il risultato? Le direzioni scolastiche regionali hanno già avviato le procedure per la revoca della parità per quarantasette delle settanta scuole ispezionate dal ministero.
Come funzionano le “fabbriche di diplomi”?
“Diplomifici”, per l’appunto, o “fabbriche di diplomi”: istituti scolastici che di scolastico hanno ben poco, e che proponevano il conseguimento del diploma in un anno o il recupero di quattro anni in appena cinque mesi “senza obbligo di frequenza, direttamente da casa”. Come? Semplice, in realtà: pagando “8mila euro in comode rate”.
Tra le irregolarità più grossolane, come accennato in apertura di articolo, c’è l’attivazione di classe quinte appositamente create per superare l’esame di maturità, e che ingrossavano un organigramma scolastico altrimenti penosamente magro negli anni precedenti.
Le maglie volutamente larghe proposte dalla didattica rigorosamente online fanno poi sospettare di un mancato rispetto dell’obbligo di frequenza; e ancora la presenza di personale docente privo della doverosa abilitazione e del titolo necessario all’insegnamento delle discipline, una grave inosservanza delle disposizioni previste in materia di esami di idoneità ed esami integrativi e molto altro.
Di questa mole di negligenza quel che più interessa a noi è il caso degli istituti alberghieri privi di cucine e di derrate alimentari, che alimentano una doverosa e ingombrante domanda: ma come potevano funzionare istituti di questo genere? E come venivano formati i ragazzi che li frequentavano? Si studiava levitazione e cottura su Zoom?
E badate bene – non si tratta di un fenomeno così circoscritto come si potrebbe pensare. Stando a quanto lasciato riportare da La Repubblica il fenomeno del cosiddetto “turismo dei diplomi” è forte soprattutto al Sud, con la Campania che vede il 30% dei suoi maturandi provenire da scuole paritarie (cifra che addirittura sale al 40% nella provincia di Salerno). Nel resto dello Stivale, invece, la quota si tiene poco al di sotto del 7%.