Il Pandoro Gate come un fiume carsico: si muove nascosto per mesi, silenzioso ma mai dimenticato, e poi ecco che riappare con aggiornamenti lampo. La Procura di Milano ha appena chiuso le indagini nei confronti di Chiara Ferragni e altre persone per l’accusa di truffa aggravata. Il futuro guarda alla richiesta del processo.
I nostri lettori più attenti ricorderanno che il filone di indagini in questione fu aperto a gennaio del 2024: fino ad allora l’ipotesi di reato era stata quella di frode in commercio. Ma che succederà ora?
Ferragni e il caso Pandoro verso il processo
Un breve riassunto, per chi si è seduto in fondo. L’apertura delle indagini per truffa aggravata aveva fatto seguito alla multa da un milione di euro inflitta dall’Antitust nel dicembre 2023 alle società facenti capo alla stessa Chiara Ferragni e a Balocco.
Così facendo, l’Antitrust intendeva ritenere responsabili entrambe le parti della campagna viziata dall’ormai famigerato “errore di comunicazione“, volta a pubblicizzare il pandoro in rosa a un prezzo di due volte e mezza superiore rispetto al “collega” base.
Lo stesso prezzo maggiorato, secondo la lettura dell’Autorità Garante, aveva indotto i consumatori a pensare che, attraverso l’acquisto, avrebbero contribuito alla donazione di fondi all’ospedale per bambini Regina Margherita di Torino. Non è stato così, com’è ormai ben noto: la Balocco aveva effettuato una donazione di 50 mila euro già mesi prima, mentre le società riconducibili alla nostra protagonista avevano incassato dall’iniziativa oltre un milione di euro.
A luglio ’24 Ferragni gioca d’anticipo, e annulla il ricorso per la maxi multa in questione. Nelle ultime ore, invece, è stato per l’appunto chiuso il fascicolo di indagini che, oltre all’influencer, coinvolge anche il general manager Fabio Damato, Francesco Cannillo e Alessandra Balocco. Ora si procede verso il processo: ma che dicono gli avvocati di Ferragni?
“Riteniamo che questa vicenda non abbia alcuna rilevanza penale e che i profili controversi siano già stati affrontati e risolti in sede di AGCM” hanno spiegato Giuseppe Iannaccone e Marcello Baa, difensori dell’influencer. “Avvieremo al più presto un confronto con i Pubblici Ministeri e confidiamo in una conclusione positiva della vicenda”.