Una volta scoperchiato il vaso di Pandora è difficile lasciare qualcosa al caso: diciamo che, data la situazione di Chiara Ferragni, è ormai legittimo farsi venire dubbi su beneficenze passate. Per esempio quella nata in collaborazione con i biscotti Oreo per la “lotta contro il Covid-19”, risalente al 2020. Ancora una volta, è Selvaggia Lucarelli a mettere la pulce nell’orecchio, tramite i propri canali social.
Con quanti errori di comunicazione commessi negli ultimi anni potrebbe mai giustificarsi la Ceo della TBS Crew e di The Blonde Salad, attualmente indagata per truffa aggravata relativamente al pandoro-gate con Balocco? Le indagini si sono aggravate passando da frode in commercio a truffa, appunto, e tutte le azioni della Ferragni and Family sono ora sotto la lente di ingrandimento: si è parlato di circostanze poco chiare anche in merito alle uova di Pasqua lanciate con Giochi Preziosi – sempre con la beneficenza come leva commerciale – alla bambola Trudy, ora salta fuori anche Oreo. Il ritornello è sempre quello: scopi benefici, ma sempre con #adv alla base di tutto.
Non è tutta colpa di Chiara Ferragni
Per settimane e settimane il nome di Chiara Ferragni ha dominato la scena mediatica, catalizzando l’attenzione come unica responsabile della situazione. E le aziende? In pochi si soffermano a pensare a chi altri, caso dopo caso, abbia collaborato con le iniziative fumose. Le indagini in corso sul pandoro con Balocco, infatti, includono anche la presidente nonché amministratrice dell’azienda Alessandra Balocco .
Email sul contratto
Alle ipotesi si aggiungono anche parole scritte nero su bianco, ovvero alcune email di scambio tra Balocco e ferragni. I testi scambiati con Balocco sono stati resi pubblici nelle ultimissime ore, e attestano come la donazione prevista all’Ospedale pediatrico Regina Margherita fosse stabilita per maggio – e quindi non relativa alla vendita effettiva del pandoro #PinkChristmas. Peccato che il team Chiara Ferragni abbia poi fatto modificare il contratto, con questa frase: le “vendite serviranno a finanziare il percorso di ricerca le cure terapeutiche dei bambini affetti da Osteosarcoma e Sarcoma di Ewing 14“.
Insomma, a questo punto le lacrime di scuse che Chiara Ferragni mostrò pochi giorni fa, tramite un video messaggio su Instagram, suonano a dir poco strane. Quel video, tra l’altro, è ultimo post pubblicato secondo una strategia che alcuni ritengono ideata da un novero di super esperti in comunicazione social.
I dubbi su Oreo
Quello con i biscotti Oreo – esatto, gli stessi che in Olanda spaventarono chiunque per le massicce dosi di ammoniaca – non è l’unico progetto legato al Covid-19. Nel marasma attuale si è infatti già parlato anche del disclaimer da parte di Regione Lombardia, che ha voluto mettere i puntini sulle i a proposito della beneficenza fatta da Chiara Ferragni e Fedez.
Risale al 2020 la limited edition che prevedeva un packaging brandizzato con l’occhione azzurro, con lo scopo di “dare nuovo gusto allo stile e contribuire alla lotta contro il Covid-19”. Questo il claim con cui Chiara Ferragni annunciò la collaborazione, nel 2020. Non solo: “Fatti tentare dai divertentissimi capi Oreo by Chiara Ferragni (…) Il 100% dei ricavati della capsule verrà destinato ad un’iniziativa a supporto della lotta contro il Covid-19”. Ma, come nel caso Balocco e altri, anche in questo post Selvaggia Lucarelli fa notare l’#adv. Insomma, sembrerebbe il medesimo modus operandi ora sotto indagine.