Il gallo è simbolo del Chianti, e basta: lo ha stabilito il Tribunale dell’Unione Europea, ribadendo che un produttore di vini non può usare nel marchio la raffigurazione del volatile, anche poco somigliante al celebre gallo nero del consorzio toscano, perché sarebbe parassitismo commerciale.
La storia è iniziata nel 2017, quando l’azienda italiana Berebene ha chiesto all’Ufficio Ue per la proprietà intellettuale di registrare un logo con un gallo. Un gallo tutto colorato, dipinto nei particolari e non stilizzato come quello del Chianti classico, ma comunque simile come forma e posizione. L’ufficio UE ha rifiutato perciò la registrazione, dando seguito all’opposizione del Consorzio vino Chianti classico, che aveva fatto valere il marchio collettivo italiano figurativo registrato. Berebene ha fatto ricorso, ma oggi il Tribunale dell’UE ha ribadito la decisione.
“Il Tribunale evidenzia che l’EUIPO ha correttamente e senza alcuna contraddizione concluso che, alla luce delle somiglianze tra i marchi sul piano visivo e concettuale, esiste globalmente una somiglianza tra i segni in conflitto. Il punto decisivo è però, al di là del grado di somiglianza tra i due segni, evitare fenomeni di parassitismo commerciale. Infatti, vista l’elevata notorietà e il carattere distintivo intrinseco del marchio Chianti, il fatto di utilizzare un segno avente una certa somiglianza con esso proprio per dei vini presenta un rischio concreto che il pubblico di riferimento associ l’immagine del gallo del marchio della Berebene ai vini Chianti: l’uso del marchio richiesto dalla Berebene potrebbe così trarre un vantaggio indebito dalla notorietà, dal prestigio e dall’eccellenza proiettata dal marchio anteriore Chianti“.