Chi non ha fantasticato almeno una volta di mangiare in un ristorante tre stelle Michelin, e senza dover scegliere tra una cena e la retta universitaria dei pargoli?
Cucina inaccessibile quella, un privilegio per pochi. O almeno così è stato fino a un paio di settimane fa, prima che arrivasse ChefCuisine, una sorta di Nespresso per l’alta cucina progettato in collaborazione con la chef francese Anne-Sophie Pic.
L’idea alla base della prodigiosa macchinetta, ne abbiamo già parlato, è quella di democratizzare l’alta cucina e ricongiungere la Francia tutta ai fornelli.
Trattasi di vera rivoluzione culinaria a portata di falange e portafoglio, il gingillo costa infatti solo 199 euro. Un nonnulla se paragonato ad un pasto servito nel ristoranti della chef transalpina, che può lambire i 320 euro (vino escluso).
Brava la nostra chef eh, bello tutto, ma il suo robot che cucina sogni funzionerà per davvero?
A provarla per Daily Mail è stata la giornalista britannica Samantha Brick, seguiamo la foto-cronaca del suo test…
Samantha compra la macchinetta e ordina uno dei menù disponibili sul sito. Vellutata di pastinaca, lenticchie e capesante, petto di piccione arrosto e filetto di sogliola per due. Totale in soldoni: 60 € .
Nel pacco della Brick, però, ci sono quattro vellutate (troppe) ed un solo petto del volatile prescelto.
Niente da fare, durante il fine settimana non si accettano resi. Samantha si piega alla dittatura della pastinaca e comincia ad annientare buste e pacchettini.
Ogni piatto arriva in capsule sottovuoto che vanno inserite negli appositi vani (sei) della macchinetta, l’aggeggio dovrebbe riconoscere i piatti tramite la lettura di un codice e cuocerli di conseguenza.
Bella la teoria, meno la pratica: due delle tre zuppe vengano rifiutate dal dispositivo. Per errore e per fortuna ce n’è una terza.
Samantha riempie il vano sottostante la macchinetta con dell’acqua, servirà per cuocere i piatti a vapore.
Non le resta che aspettare, sì, ma quanto? Venti lunghi minuti per una zuppa, oltre 1 ora per la cena.
Un po’ troppo per un pasto che andrebbe solo scartato e riscaldato, senza contare il rumore molesto dell’apparecchio, una sorta di bollitore elettrico sempre in funzione.
Samantha è stizzita ed ha fame, afferra un pentolino e riscalda la zuppa sul fuoco come una massaia qualsiasi.
Ma non è tutto.
La giornalista si accorge che, appena aperte, le pietanze iniziano a raffreddare velocemente, così velocemente che il tempo di impiattarle secondo le minuziose indicazioni della chef e sarebbero da preparare da capo.
E la prova d’assaggio? Samantha definisce squisita la zuppa e ottimo il piccione, la mano della chef si sente.
Aggiunge, però, che non ripeterebbe l’esperienza. O meglio, replicherebbe, ma comodamente seduta al ristorante di Anne-Sophie, lontana da contenitori sottovuoto plastificati e fastidiosi echi da bollitore.
[Link |ChefCuisine| Immagini: Daily Mail]