Marco Pierre White, chef tre stelle Michelin di Londra, insulta le donne. Ma in loro difesa arriva Massimo Bottura. Tutto inizia quando Marco Pierre White, famoso chef britannico, enfant terrible della cucina di Londra a causa di trascorsi nel mondo della droga e dell’alcool, si lancia in un’intervista al Sunday Independent denigrando il lavoro delle donne nel mondo della cucina. Ovviamente i colleghi non ci stanno e replicano duramente alle sue parole. E fra di essi c’è stato anche Massimo Bottura.
Ma cosa ha detto Marco Pierre White? Praticamente durante l’intervista ha sostenuto che le donne siano troppo emotive per sostenere le pressioni di una cucina. Inoltre si è poi lanciato in un elenco di stereotipi da manuale: le donne sono sì più puntuali, informate, coerenti, hanno un palato e un olfatto migliore, ma sono più lente e fisicamente più deboli.
Al che i colleghi si sono fatti sentire. Fra i primi, la chef Asma Khan che su Instagram ha ribadito che lavora insieme a nove donne in cucina e che è impossibile accettare le parole di White, ritenendosi delusa che uno chef noto e amato come lui possa esternare simili considerazioni.
Ma anche il nostro Massimo Bottura, proprietario dell’Osteria Francescana a Modena, ristorante tre stelle Michelini e primo ristorante al mondo nella lista dei The World’s 50 Best Restaurants nel 2016 e nel 2018, non è stato certo tenero col collega. Massimo Bottura ha dichiarato che la professionalità non ha sesso, non ha senso parlare di donne o uomini in cucina. Nel sul ristorante di Firenze, il Gucci Osteria, il personale è composto quasi interamente da donne, così come accade a Casa Maria Luigia. E il servizio alla Franceschetta è tutto composto da donne. Bottura ha spiegato che non si tratta certo di una scelta legata al politically correct delle “quote rosa”, una cosa inutile secondolo chef modenese, bensì si tratta di persone che sono state scelte per il loro talento, indipendentemente dal sesso.
Pure Antonia Klugmann de L’argine a Vencò non ha avuto remore nel sostenere che in Italia non servono quote rosa, bensì bisogna diffondere la cultura della parità dei sessi già all’interno delle famiglie, in modo che diritti e doveri delle donne siano uguali.