Andiamo negli Stati Uniti perché qui i democratici hanno deciso di proporre al Comitato norvegese lo chef José Andrés per il Premio Nobel per la Pace. Che non ci sarebbe nulla di strano visto l’impegno umanitario dello chef. La cosa buffa è che i dem hanno deciso di nominare lo chef subito dopo che un deputato repubblicano ha provato a proporre per il medesimo premio Donald Trump. Ripetete dopo di me: qualcuno ha pensato che fosse un’idea logica proporre Donald Trump per il Premio Nobel per la Pace. Probabilmente avrei più probabilità io di diventare uno chef tristellato che Donald Trump di essere insignito di tale titolo, così, per dire.
José Andrés e il Premio Nobel per la Pace
A nominare lo chef per il Premio Nobel ci hanno pensato Nancy Pelosi, deputato dem per la California, nonché ex presidente della camra, Jim McGovern, deputato del Massacchussets e Roda DeLauro, deputato del Connectitut. Pare che i deputati abbiano già inviato la lettera per la proposta di nomina al Comitato norvegese per il Nobel, proponendo sia lo chef che la sua organizzazione non governativa senza fini di lucro, sottolineando il suo “modello innovativo” e il suo impatto come “fenomeno globale”, visto che la sua ONG, World Central Kitchen, fornisce più di 350 milioni di pasti in tutto il mondo.
Non è ben chiaro se i democratici avessero in mente José Andrés sin da subito (che non ci sarebbe nulla di strano) o se si sia trattato di una mossa tattica, visto che poco prima un parlamentare repubblicano della Camera aveva avuto il coraggio di nominare l’ex presidente Donald Trump per il prestigioso premio. Claudia Tenney, questo il nome del deputato, ha nominato Trump per aver mediato gli accordi di Abraham, un trattato formale per sostenere le relazioni fra Emirati Arabi Uniti, Bahrein e Israele.
Ma torniamo alla proposta più seria, quella di chef Andrés. Nella lettera i deputati hanno ricordato che “durante molti momenti bui e difficili, l’impatto di chef Andrés e del suo World Central Kitchen è stato straordinario”.
Ricordiamo tutti come WCK abbia fornito 40 milioni di pasti in tutto il mondo durante la pandemia da Covid-19. Per non parlare, poi, di quanto ha cucinato per i rifugiati ucraini (con una delle sue cucine bombardata, così come era stato bombardato un treno che trasportava le derrate alimentari destinate alla sua cucina in Ucraina) o di quando ha allestito una cucina temporanea in Turchia per aiutare le vittime del terremoto.
I deputati hanno poi parlato di come abbia contribuito a nutrire i soldati della Guardia Nazionale nel 2021, all’indomani dell’attacco al Campidoglio. Più di recente, invece, ha offerto il suo aiuto ai palestinesi sfollati a causa della guerra in Medio Oriente.
Oltre alla ONG, poi, lo chef gestisce anche un ristorante due stelle Michelin e diversi Bib Gourmand.