José Andrés, lo chef stellato e fondatore dell’organizzazione umanitaria World Central Kitchen (WCK), dall’Ucraina dove si trova per preparare pasti ai rifugiati in fuga dalla guerra, lancia una pesante accusa alle istituzioni internazionali come ONU e UE: non fanno abbastanza, a che servono? Andrés è a Leopoli (Lviv), da dove sta anche raccontando la crisi e il proprio lavoro, e con gli occhi di chi è sul campo denuncia una “grande emergenza umanitaria alle porte dell’Europa”. E punta il dito: “Dobbiamo aspettarci di più dalle grandi organizzazioni. In caso contrario, la mia domanda è: che ci stanno a fare? Per cosa spendiamo tanti milioni?” E ha aggiunto: “La loro capacità di leadership è carente”.
La guerra ha causato lo sfollamento di oltre 10 milioni di persone, secondo i dati delle Nazioni Unite. Almeno 3,7 milioni di persone hanno lasciato l’Ucraina – di cui 2,2 milioni in Polonia – e si stima che 6,5 milioni siano sfollati all’interno del Paese. World Central Kitchen, nata in seguito al terremoto che ha devastato Haiti nel 2010, ha come obiettivo, semplice ed enorme, “pasti in risposta alle crisi umanitarie, climatiche e sociali”. Pochi giorni dopo l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia era già lì, al confine con la Polonia, e da allora ha servito più di un milione di pasti ai rifugiati. Andrés ha detto che il governo polacco sta facendo tanto, ma prendersi cura dei bisogni essenziali di queste persone è “un’impresa gigantesca”.
A Mariupol, ha detto Andrés, gli chef sono riusciti a cacciare cervi e fare stufati, nonostante siano sotto assedio, e molti stiano operando nei bunker. “Gli chef sono degli eroi. Stanno cucinando nei sotterranei, stanno cucinando sotto i bombardamenti e stanno raccogliendo cibo in ogni modo possibile”, ha aggiunto. “È questo tipo di momento in cui tutti fanno quello che possono con tutto ciò che hanno a portata di mano.”
Karla Hoyos, la chef che guida la cucina del WCK vicino al confine di Przemyśl, in Polonia, ha raccontato: “Mandiamo un messaggio quando diamo da mangiare. Stiamo inviando un messaggio di dignità, di speranza: non siete soli, siamo qui per voi. Vogliamo assicurarci che abbiano un pasto dignitoso preparato con impegno, con amore”.
L’UNHCR, agenzia dell’ONU per i rifugiati, ha affermato che la mobilitazione in Ucraina “si è rivelata impegnativa, poiché molti dei nostri colleghi sono stati essi stessi sfollati a causa della guerra e stanno lavorando sotto enormi vincoli di sicurezza”.