Chef astigiano condannato a sette anni per violenza sessuale

Uno chef astigiano è stato condannato a sette anni per violenza sessuale avvenuta quando la vittima era minorenne

Chef astigiano condannato a sette anni per violenza sessuale

Una brutta vicenda di cronaca arriva da Asti, nel Piemonte. Qui uno chef astigiano di 59 anni è stato condannato a sette anni per violenza sessuale. In aggiunta lo chef è stato anche condannato per parte civile a un risarcimento danni di 25mila euro.

Chef di Asti condannato per violenza sessuale

asti

Tutto è accaduto nel 2017. L’uomo, all’epoca un insegnante che lavorava presso l’agenzia di formazione professionale delle Colline Astigiane (più precisamente la Scuola Alberghiera di Agliano, anche se, a seguito della denuncia, pare che sia stato allontanato dalla scuola), a seguito di una lezione, avrebbe notato l’allieva alla fermata dell’autobus, decidendo di offrirle il passaggio.

Secondo quanto testimoniato, la violenza sessuale sarebbe accaduto proprio in Asti, in un parcheggio dalle parti di corso Alessandria. Dopo il fatto, l’uomo avrebbe riaccompagnato a casa la ragazza che, ricordiamo, all’epoca dei fatti era minorenne.

La ragazza ha poi dovuto fare due anni di sedute psicologiche, diventando nel frattempo anche maggiorenne. Così, dopo due anni dai fatti, ecco che decide di denunciare il fatto. Per la legge italiana, due anni sono considerati fuori tempo massimo per una querela. Ma visto che il fatto per cui era stata sporta denuncia era avvenuto su una minorenne, ecco che l’accaduto era ancora valido e perseguibile.

Da qui è partito il processo che ha portato il giudice Alberto Giannone e la Corte ad accogliere la richiesta del pm Simona Macciò. Lo chef, che attualmente lavorava in un ristorante del cuneese, è stato giudicato colpevole e condannato a sette anni, con in aggiunta per parte civile anche un risarcimento danni di 25mila euro. Da parte sua lo chef, durante il processo, si è difeso sostenendo di non aver compiuto il fatto per cui poi è stato incriminato e negando anche di aver dato alla ragazza un passaggio in auto.

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Secondo quanto rivelato da La Nuova Provincia, al processo sono intervenuti diversi testimoni, sia da una parte che dall’altra. La vittima, assistita dall’avvocato Grattarola, ha rilasciato le sue dichiarazioni messe a verbale durante l’incidente probatorio, non testimoniando davanti ai giudici. Oltre alla violenza, la ragazza avrebbe parlato di eccessive attenzioni da parte del docente e anche di un’interrogazione in uno sgabuzzino dove sarebbe stata molestata.

Il fidanzato dell’epoca della ragazza pare che sia stato testimone di questa richiesta di interrogazione nello sgabuzzino e avrebbe parlato di un professore che in aula tendeva a “scherzare un po’ troppo”, facendo apprezzamenti.

Un’altra studentessa, invece, ha affermato che il docente si sarebbe comportato bene con loro: faceva battute e complimenti, a volte si lasciava andare ad abbracci paterni, ma mai a sfondo sessuale.

In tribunale ha anche testimoniato Lucia Barbarino, co-fondatrice e direttrice della scuola: “Ho lavorato 9 anni con questo professore e non ho mai ricevuto la benché minima segnalazione di comportamenti inappropriati da parte sua. Altrimenti sarei intervenuta”. La moglie dello chef ha dichiarato che il marito le ha riferito di non aver fatto nulla e che lei gli credeva.

Per quanto riguarda la difesa, invece, i tre consulenti chiamati in causa (il dottor Vincenzo Agostini, biologo, il dottor d’Ambone, clinico forense di psicologia e Pietro Provenzano, criminologo), avevano provato a basarsi su tre fatti per sostenere l’innocenza dello chef:

  • richiesta di trovare tracce biologiche sui sedili dell’auto dell’imputato, che è sempre la stessa. Questo perché si potrebbero ancora trovare tracce
  • messa in discussione del metodo utilizzato durante l’incidente probatorio. Qui viene contestato il fatto che la parte offesa non è mai stata sentita in aula in quanto il racconto della vicenda è stato acquisito direttamente agli atti
  • impossibilità che nell’auto dell’imputato si sia potuto svolgere un rapporto come quello descritto dalla studentessa per via della stessa conformazione dei sedili

Tuttavia, alla fine, il giudice ha dato ragione alla ragazza, condannando così lo chef.