Champagne: qual è l’identikit del consumatore italiano?

Agli abitanti dello Stivale lo Champagne piace, è un dato di fatto: vi siete mai chiesti, però, qual è l'identikit del consumatore medio?

Champagne: qual è l’identikit del consumatore italiano?

Che agli abitanti dello Stivale lo Champagne piaccia è un dato di fatto. D’altronde, per averne conferma, è sufficiente dare un’occhiata al più recente rapporto del Comité Champagne, che racconta di record storico per sia per quanto la grandezza in volume che a valore delle spedizioni verso l’Italia della bollicina d’Oltralpe per eccellenza. L’italiano medio che ama il calice di Champagne, tuttavia, risponde a un identikit piuttosto preciso: si tratta infatti di un individuo ben esperto, curioso e soprattutto orientato alle cuvée di alta gamma – una platea di intenditori, in altre parole, che amano passare in rassegna le etichette e che maneggiano in maniera consapevole gli strumenti necessari a muoversi nella profondità delle offerte.

L’identikit dell’italiano secondo il Comité Champagne

spumante

È stata un’annata da record, dicevamo. Il Comité Champagne racconta di un doppio record storico per il nostro Stivale sia a volume che a valore, raggiungendo i 10,6 milioni di bottiglie (+11,5%) e un giro d’affari di 247,9 milioni di euro (valore franco cantina e tasse escluse) in crescita del 19,1%. Dati alla mano, il Bel Paese è a un passo dal podio, occupando il quarto posto assoluto nella classifica mondiale a valore dei mercati all’export, davanti alla Germania e all’Austria.

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I numeri del 2022 sono stati analizzati oggi a Milano dai vertici del Comité Champagne, l’ente che rappresenta tutte le Maison e tutti i Vigneron della regione, che come anticipato in apertura si è per di più occupato di tracciare l’identikit del consumatore italiano medio: un cliente esperto, per l’appunto, che ama coccolarsi con le cuvéè di alta gamma. I dati, d’altronde, parlano chiaro: i millesimati, le cuvée speciali e i rosé nel 2022 hanno rappresentato quasi un terzo delle bottiglie di Champagne giunte in Italia, raggiungendo complessivamente il 31% delle importazioni a valore, con performance per queste categorie superiori a quelle di mercati quali il Regno Unito e la Germania.

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“I gusti degli italiani si distinguono da sempre nel panorama mondiale del consumo di Champagne per la particolare domanda di bottiglie di pregio” ha commentato a tal proposito Charles Goemaere, direttore generale del Comité Champagne. “In questo scenario il settore Horeca ci appare particolarmente dinamico. Dopo la crisi sanitaria, nel 2022, i consumi in bar, hotel e ristoranti fanno presumere una netta ripresa, confermando che il fuori casa rappresenta ormai un’abitudine consolidata per i consumatori italiani di Champagne”.

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Una sana crescita esplosiva dopo gli anni di restrizioni legate alla pandemia: un fenomeno che trova piena risonanza in una vecchia intervista di Philippe Schaus, CEO di Moët Hennessy, che nel commentare il boom di vendite aveva indicato come elemento scatenante la voglia di dimenticare le difficoltà degli ultimi anni. “Mentre il mondo sta lentamente uscendo dal Covid” aveva spiegato “ecco che emerge quella domanda repressa di divertimento e di viaggi, quella voglia di lusso“.