C’è un vademecum con le regole d’oro per le “cene degli avanzi”: ma ce n’era bisogno?

È il periodo delle "cene degli avanzi", che riempie quel ponte evanescente tra Natale e Capodanno: l'ANSA ha intervistato un esperto per assicurarsi che si svolga in totale sicurezza.

C’è un vademecum con le regole d’oro per le “cene degli avanzi”: ma ce n’era bisogno?

In quella frontiera lattiginosa che collega il Natale al Capodanno c’è sempre quella voce, sempre soddisfatta e sincera, che a ogni pasto esclama: “Oh, il giorno dopo è ancora più buono”. È il periodo delle cosiddette “cene degli avanzi“, dove quel che è sopravvissuto al primo passaggio del parentame viene sistematicamente riscaldato e riproposto.

Idea virtuosa, ci mancherebbe: d’altronde, ci permettiamo di ricordarvelo, il nostro Stivale ha un certo problemino con lo spreco alimentare. Quello delle cene degli avanzi, insomma, è un vero e proprio rito; tant’è che l’ANSA ha addirittura ritenuto opportuno intervistare un tecnologo alimentare per creare una sorta di vademecum con le regole d’oro per svolgerlo in totale sicurezza. Ma era il caso?

I consigli per le cene degli avanzi

Pranzo di Natale

Prima regola del dinner club (e non ce ne voglia Cracco): “Mai lasciare alimenti e pietanze cotte a temperatura ambiente“. A parlare non è Tyler Durden con il cappello da Babbo Natale, ma Giorgio Donegani, portavoce del Consiglio Nazionale dei Tecnologi Alimentari (Otan). “Le alterazioni di molte preparazioni alimentari – prosegue – possono iniziare dopo solo venti minuti di esposizione fuori dal frigo in estate”.

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Fino a qua nessun colpo di scena. Seconda regola: si può congelare quasi tutto, ma occhio a mettere direttamente in freezer le fette di pane. C’è il rischio della scottatura da freddo, ossia quella patina biancastra che “non è pericolosa ma fa scadere la qualità”. Come ovviare? Il consiglio dell’esperto è di usare i sacchetti da congelamento.

Passiamo ai tecnicismi più fini, come la conservazione casalinga ottimale dei salumi. Il metodo migliore è il sottovuoto: il consiglio dell’esperto è di procurarsi la macchina necessaria – “dovrebbe essere in dotazione in ogni casa”, spiega -, magari insieme al termometro per gli alimenti in cottura e possibilmente l’abbattitore domestico. Peccato che il Black Friday sia finito da un pezzo.

Capitolo piatti forti: l’arrosto affettato si conserva meno di quello intero, e se si è esagerato con le porzioni è dunque cosa buona e giusta portare a tavola “solo la parte destinata al consumo immediato”. Il resto in abbattitore, che tutti dovremmo avere in cucina. Giusto?

Si scherza, ovviamente. Per fortuna c’è anche un consiglio per chi, di fatto, non dispone di abbattitore domestico: “Meglio porre l’arrosto avanzato in una pentola di alluminio”, che va immersa in acqua fredda e ghiaccio. Dopodiché l’arrosto residuo va trasferito “in un contenitore in vetro e mangiarlo entro due-tre giorni”.