Non sarebbe la prima volta che all’alcol viene affidata la funzione di “coraggio liquido”. La questione, o perlomeno le sue premesse, è piuttosto semplice: nella maglia delle sanzioni imposte alla Russia belligerante c’è uno spiraglio, sistematicamente utilizzato, in cui si infila il vino toscano preferito da Dmitry Medvedev, vicepresidente del Consiglio di sicurezza a Mosca. Curiosamente, come sottolinea The Insider, ogni consegna “coincide con nuove aggressive esternazioni dell’ex presidente russo”: da qui la – ironica, beninteso: ma d’altro canto gli indizi puntano tutti in questa direzione – ipotesi che vede le due cose come collegate tra loro.
La cantina in questione è la Fattoria della Aiola con sede a Vagliagli, in provincia di Siena; ed è bene notare che il suo collegamento con Medvedev fu di fatto segnalato per la prima volta dalla Fondazione anticorruzione (FBK) di Alexei Navalny nel 2017. All’epoca, l’azienda era comodamente registrate sotto una società offshore cipriota – la Furcina Ltd – di proprietà di Ilya Eliseev, amico stretto ed ex compagno di classe dello stesso Medvedev. La trama, come si suol dire, s’infittisce.
Tutto per un bicchiere di vin rosso
Fare due più due, a questo punto, è pressoché elementare; e l’operazione diventa ancora più pruriginosa se si considera che, secondo le indagini più recenti, una parte delle azioni della cantina è ora in mano a una società non sottoposta alle sopracitate sanzioni europee, e che di conseguenza è in grado di alimentare in maniera indisturbata il flusso di export verso il Cremlino.
Come accennato in apertura di articolo l’intera questione è stata letta – e riproposta – con una certa ironia da parte di The Insider, che sottolinea come le date delle consegne coincidano con le uscite più “rumorose” di Medvedev: dalla “fine dell’Unione Europea” all’uso dell’espressione “idioti del villaggio” per riferirsi alle stesse autorità comunitarie, passando anche e soprattutto sulle più recenti dichiarazioni su una presunta “Apocalisse Nucleare” che non solo sarebbe possibile, “ma anche molto probabile”.
Toglietegli il fiasco, direbbero i più ironici. “Se i vigneti di Medvedev fossero inclusi nell’elenco delle sanzioni” scrivono invece da The Insider “forse il livello di tossicità dei suoi post sui social media potrebbe essere più contenuto”.
Vale la pena notare che la Fattoria di Aiola, secondo quanto riportato dai colleghi de La Repubblica, avrebbe negato fermamente ogni legame con Medvedev, pur ammettendo che la proprietà della tenuta fosse “della società Dockell di Cipro, che fa capo al signor Ilya Eliseev”; e che la stessa azienda – sempre stando a La Repubblica – sarebbe stata venduta nel 2012 “pare proprio a dei russi”.
Alle negazioni della cantina, in ogni caso, The Insider oppone l’esatta freddezza dei numeri riportando i documenti di ImportGenius, un database mondiale di report doganali e spedizioni internazionali, dove figurano le spedizioni di vino provenienti dalla Toscana anche in seguito all’invasione dell’Ucraina. Morale della favola? Meglio starsene lontani dai social, quando si ha un po’ di alcol in corpo – un messaggio sgrammaticato all’ex potrebbe essere l’ultimo dei problemi.