In Francia si continua a discutere del cosiddetto caso Buitoni, formalmente scoppiato il 18 marzo scorso, quando decine di persone segnalarono casi casi di sindrome emolitico-uremica (HUS) provocati da una contaminazione da parte di E. coli e Shigella in soggetti che avevano mangiato alcune pizze. Dei 56 individui coinvolti ben 55 erano bambini di età compresa tra gli 1 e i 15 anni; e i rapporti delle autorità sanitarie indicano perfino due morti per avvelenamento. Di recente, tuttavia, quello che sui media d’oltralpe viene indicato come l'”Affaire Buitoni” ha subito un nuovo sviluppo: l’avvocato Pierre Debuisson, di fatto incaricato della difesa delle vittime, ha chiesto alla Nestlé (casa madre di Buitoni) circa 250 milioni di euro.
Secondo l’avvocato, che sta di fatto avviando una nuova azione civile per “negligenza grave”, la multinazionale in questione non avrebbe infatti garantito “la qualità del prodotto messo in vendita”: i 250 milioni sopracitati, in questo senso, sarebbero da considerare come una forma di risarcimento per una vicenda che lo stesso Debuisson ha descritto come “il più grande scandalo alimentare in Europa degli ultimi trent’anni”. Ricordiamo, per di più, che le indagini avvenute all’interno dello stabilimento di Caudry – dove di fatto sono state prodotte le pizze contaminate – avevano fatto emergere condizioni igienico e sanitarie scandalose, con gravissime violazioni delle norme in vigore: ciononostante, la stessa Nestlé aveva fatto sapere – a condizione di ottenere il benestare delle autorità – di aver intenzione di ripristinare la linea della fabbrica entro il mese di novembre.