Con un sempre più importante caro energia, Federalimentare avverte, tramite un comunicato stampa, che saliranno inevitabilmente anche i prezzi di cibo e bevande.
“Salgono i prezzi dei prodotti energetici, la logistica risente della pandemia, la finanza specula: cerchiamo soluzioni condivise da tutto il comparto, colpito da questo tsunami già in atto” così Ivano Vacondio, Presidente di Federalimentare, accoglie l’invito, rivolto ai rappresentanti delle industrie di trasformazione e della distribuzione del settore alimentare, a sedersi attorno a un tavolo per discutere come gestire la complessa e difficile situazione e valutare misure comuni da presentare al governo.
Federalimentare già da alcuni mesi – si legge nel comunicato stampa -segnala pubblicamente la realtà dei fatti e cioè che il post pandemia si è caricato di problematiche interne e internazionali che non possono essere affrontate solo da alcune componenti della filiera. Gli aumenti non sono certo legati, come qualcuno dice, alla domanda in aumento, ma ad altri fattori in quanto le vendite alimentari sono sostanzialmente stazionarie e tutt’altro che remunerative.
L’allarme è supportato dagli ultimi dati Istat sul fatturato del “food & beverage”: l’industria alimentare ha registrato sui primi 8 mesi dell’anno un +5,7% che si confronta col parallelo +5,3% della produzione. La forbice fra le variazioni percentuali dei due parametri appare estremamente esigua, a testimonianza di un apprezzamento della produzione alimentare, nel corso dell’anno, inadeguato e insoddisfacente.
“La situazione è diventata insostenibile – prosegue il presidente Vacondio – la mancanza di offerta delle materie prime non è una bolla, non terminerà a breve e questo porta ad un incontrollato aumento di costo delle stesse a cui si aggiungono il costo esorbitante dell’energia e degli imballaggi, il caro noli e il caro container. La situazione è molto grave e noi siamo pronti a fare la nostra parte. Per questo chiediamo fermamente al Governo e ai nostri rappresentanti a Bruxelles di aiutarci a tutelare il settore, le aziende e i consumatori. Il rischio è una forte contrazione del mercato con gravi conseguenze sulle imprese soprattutto quelle meno strutturate e, in generale, sull’occupazione, con ulteriori riduzioni sulla capacità di acquisto dei consumatori”, conclude Vacondio.
Dietro i buoni spunti di produzione ed export registrati nel corso dell’anno, il guado congiunturale attraversato dal settore è complesso e difficile. Esso impone un rapido superamento, da un lato, delle anomalie e delle compressioni interne di filiera e, dall’altro, delle intollerabili speculazioni internazionali che alimentano le attuali storture logistiche. Il rischio – conclude Federalimentare – è quello di prosciugare del tutto, paradossalmente, i vantaggi non replicabili connessi alla fase di ripartenza ed espansione del PIL e dei mercati.