Non c’è tregua per gli allevamenti di pesce: il drastico aumento dei costi di produzione, figlio della folle galoppata del tasso di inflazione, delle innumerevoli conseguenze determinate dall’imperversare del confitto tra Russia e Ucraina – che spaziano dai rincari al prezzo dei mangimi alle difficoltà per la logistica interna – e infine anche della morsa crudele della siccità; sta infatti per subire l’ennesima fiammata all’insù a causa del caro bollette. La situazione per le imprese del settore, a quanto pare, è così terribile da mettere in forse la presenza di pesce Made in Italy fino alle prossime feste natalizie.
A lanciare l’allarme l’allarme è il presidente dell’associazione piscicoltori italiani di Confagricoltura, Pier Antonio Salvador, che sottolinea rincari al prezzo di carburanti agricoli, nel costo degli avannotti, degli imballaggi, dei materiali e pezzi di ricambio necessari alla manutenzione degli impianti e delle attrezzature e anche dell’ossigeno liquido (+250%) e dei sopracitati mangimi (+35%). La croce più pesante, tuttavia, è quella dovuta agli aumenti dell’energia elettrica, che ha pressoché raddoppiato il costo unitario di produzione dei sistemi più dipendenti.
Configurare un lockdown per le imprese del settore è impossibile ma, a scampo di provvedimenti urgenti per abbattere i costi di produzione, “Crescerà inevitabilmente il numero delle imprese a rischio chiusura” commenta Salvador “costringendo gli italiani a consumare sempre più pesce importato.