Cucinare la pasta con il gas spento – una strategia che, fino a non molto tempo fa, avrebbe suscitato occhiate curiose e anche un poco diffidenti ma che al giorno d’oggi, con il caro bollette che preme sui portafogli degli italiani, potrebbe rappresentare un validissimo metodo per ridurre i consumi e, perché no, anche combattere il cambiamento climatico. A onore del vero non è la prima volta che ne parliamo su di queste pagine: ricorderete senz’altro che lo stesso Premio Nobel Giorgio Parisi suggerì di adattare questa tecnica – un appello a cui ora si aggiunge anche Barilla, che ha lanciato una campagna social per incoraggiare i cosiddetti pasta lover (ossia tutti gli italiani, più o meno) a “a prendere parte a una rivoluzione ecologica e a compiere un piccolo gesto d’amore per il pianeta” praticando la cottura passiva.
Come si fa? Semplice: basta far bollire la pasta per un paio di minuti e poi spegnere il fuoco e lasciarla cuocere nell’acqua calda, coprendo la pentola con coperchio (“La cosa più importante è tenere il COPERCHIO sempre” diceva per l’appunto il professor Parisi); per poi scolare e assaggiare. Chiaro, non dimenticate il sale. I risultati? Giudicate voi.
“Sentii parlare di cottura passiva per la prima volta nel 2004 in Alma dall’indimenticabile Gualtiero Marchesi” ricorda Jacopo Malpeli, chef dell’Osteria del Viandante. ” Il basso livello di stress a cui la pasta veniva sottoposta, rispetto alla cottura tradizionale, si tramutava in una minore dispersione di amido e glutine utilissimi per “risottare” la pasta. Un “dente” perfetto e di più facile controllo, ed una pasta che mantiene maggiormente le sue proprietà nutritive”.