Si parla di carne scadente e latte allungato con acqua, di caffè fatto con lo scarto dei fondi riutilizzati: ecco come sono nutriti i detenuti a Rebibbia, il carcere di Roma. La cosa peggiore è che non si tratta di uno scandalo appena emerso, a quanto pare è una situazione già segnalata da molto tempo e che vede le istituzioni al corrente da mesi.
Eppure da questa “maxi-frode sui cibi per i detenuti” non se ne esce ancora, nonostante le ripetute segnalazioni che l’ex garante Gabriella Stramaccioni sostiene di aver portato avanti negli ultimi tempi. O meglio, non se ne esce ma si stanno muovendo le cose.
L’inchiesta dopo le denunce
I quattro istituti del complesso penitenziario di Rebibbia sono da tempo vittime di forniture di cibo di pessima qualità: il fatto è contestato dalla procura di Roma a due responsabili della società che gestisce la ristorazione – la Ventura srl. Tutto ciò dopo le numerose segnalazioni da parte dei detenuti, e dopo che l’ex garante capitolina Gabriella Stramaccioni ha impugnato la causa.
Proprio lei, spiega che “si tratta di una vicenda scabrosa denunciata tanti mesi fa e che mi ha impegnato per molto tempo nella raccolta delle segnalazioni e delle verifiche. Gli interlocutori istituzionali ai quali mi sono rivolta in prima istanza mi dicevano che era una prassi e nessuno era mai intervenuto prima di me”. Sopra, un post della Stramaccioni, condiviso pubblicamente sul proprio spazio Facebook.
Anomalie anche nel sopravvitto
Purtroppo, risultano irregolarità non solo riguardo al cibo proveniente dall’esterno bensì anche per quello che i detenuti acquistano a proprie spese (il sopravvitto): sovrapprezzi, e un’irregolare gestione da parte dell’azienda fornitrice. Sulla scarsa qualità del cibo dato ai detenuti stanno al momento indagando la procura ma anche gli investigatori del nucleo di polizia valutaria della guardia di finanza. Le analisi sono sulla base di un campionamento sugli alimenti cucinati e che è fornito a Rebibbia.