Carne rossa e salumi fanno male? Un nuovo studio rivaluta i danni e fa discutere. Lo studio in questione, riportato dal The New York Times e pubblicato su Annals of Internal Medicine, arriva a una conclusione sorprendente, che stravolge tutto quello che ci è stato detto finora: gli effetti sulla salute per quanto riguarda il consumo di carne rossa sono rilevabili solamente nei gruppi più numerosi di persone, quindi i dati disponibili finora potrebbero non giustificare il consiglio che viene dati ai singoli individui di ridurre il consumo di carne rossa.
Da anni nutrizionisti e funzionari della sanità pubblica hanno consigliato a destra e a manca di limitare il consumo di carni rossi e carni trasformate a causa della preoccupazione che il consumo di tali alimenti fosse collegato a un maggior rischio di malattie cardiache, tumori o altro. Ma lo studio di cui parliamo, frutto di una collaborazione internazionale di ricercatori, è arrivato alla conclusione che tale consiglio, praticamente alla base di quasi tutte le linee guida dietetiche, non è supportato da sufficienti prove scientifiche.
I benefici nel mangiare meno carne di manzo e di maiale sono minimi. Anzi: tali vantaggi sono così deboli che possono essere individuati solamente quando si guarda a grandi popolazioni. Questo vuol dire che tali benefici non sono sufficienti per dire alle persone di cambiare le proprie abitudini alimentari.
Va da sé che con delle premesse del genere, siano già sorte feroci critiche e polemiche. Pensate che alcune associazioni che tutelano la salute pubblica hanno chiesto ai redattori della rivista di ritardare del tutto la pubblicazione. Scienziati di Harvard hanno anche messo in guardia sulle possibili conseguenze di tale studio: danneggia la credibilità nella scienza della nutrizioni e erodono la fiducia del pubblico nella ricerca scientifica. Il Physicians Committee for Responsible Medicine, un gruppo che sostiene una dieta a base vegetale, è anche arrivato a presentare una petizione contro la rivista presso la Federal Trade Commission, ritenendo la ricerca “fatalmente imperfetta”.
Lo studio si basa su dati ottenuti da tre anni di lavoro: un team di 14 ricercatori in sette paesi, diretti dal Dr. Johnston, hanno analizzato in maniera indipendente i dati ottenuti (che vuol dire: senza conflitti di interesse e senza essere sponsorizzati da finanziamenti esterni). Il lavoro del team di ricerca è stato alquanto articolato.
Hanno cominciato esaminando gli studi che parlavano della correlazione fra consumo di carne rossa o carni lavorate e rischio di sviluppare malattie cardiovascolari o tumori. In ciascun studio gli scienziati hanno concluso che il collegamento fra mangiare carne rossa, malattie e morte era minimo e che la qualità delle prove era molto bassa. Il che non significa che quei collegamenti non esistano, ma che semplicemente sono stati trovati in gruppetti di persone, una forma assai debole di prove. Gli effetti sulla salute per quanto riguarda il consumo di carne rossa sono rilevabili solamente nei gruppi più grandi e questo porta a dire che non si può concludere che un individuo starà meglio se non mangerà carne rossa.
I ricercatori hanno poi esaminato uno studio dove veniva chiesto alle persone perché gli piacesse la carne rossa e se fossero interessati a mangiarne di meno per migliorare la propria salute. Se gli americani fossero fortemente motivati in tal senso, allora varrebbe la pena di continuare a consigliare loro di mangiare meno carne rossa. Ma anche qui le conclusioni sono state inaspettate: gli onnivori amano la carne e non sono disposti a modificare questo loro comportamento anche a fronte di effetti potenzialmente indesiderabili sulla loro salute.
Nel loro insieme tutti questi dati sollevano domande interessanti sulle linee guida dietetiche che spingono le persone a mangiare meno carne rossa. Il dott. Dennis Bier, direttore del Children’s Nutrition Research Center presso il Baylor College of Medicine di Houston e ex direttore del American Journal of Clinical Nutrition, ha sottolineato come le linee guida spesso si basino su documenti che presumibilmente affermano che ci siano prove di ciò che dicono, ma che poi non ci sono. Dello stesso parere anche David Allison, preside della School of Public Health dell’Università dell’Indiana (non era coinvolto nello studio): è obiettivo dire che l’evidenza mostra che mangiare carne rossa o carni lavorate ha questi effetti, solo che poi la stessa evidenza non supporta tali affermazioni.
Tutto ciò non è piaciuto per niente ai ricercatori nutrizionisti che da anni affermano che le carni rosse e le carni trasformate contribuiscono al rischio di sviluppare malattie cardiache e tumori. Il dottor Hu di Harvard parla di comportamento “irresponsabile e non etico”: gli studi sulle carni rosse pericolose per la salute umana hanno avuto dei problemi, ma la coerenza delle conclusioni nel corso degli anni dà loro credibilità.
Il fatto è che studiare gli effetti di un singolo alimento sulla salute umana non è come studiare gli effetti di un farmaco. Quando si testano questi ultimi, a un gruppo random di partecipanti viene dato il farmaco e a un altro viene dato un placebo. Ma è impossibile chiedere alle persone di fare lo stesso quando si parla di dieta o di un alimento specifico, ci sono troppi altri elementi che interferiscono. L’alternativa, in questo caso, è lo studio osservazionale: i ricercatori chiedono alle persone cosa mangiano e cercano collegamenti con malattie e salute.
Ma anche qui non è facile stabilire cosa mangino veramente le persone. E c’è un altro dato da tenere conto: le persone che mangiano abitualmente hamburger a pranzo, sono in genere anche quelle che mangiano più patatine fritte e Coca-Cola al posto di mangiare yogurt, insalata o frutta. Quindi anche studi che si basano su queste premesse possono essere falsati.
[Crediti | The New York Times]