Dopo le difficoltà legate all’imperversare della pandemia, gli allevamenti di bovini si trovano a fare i conti con un incontrollato e improvviso aumento dei prezzi delle materie prime, che mette in grande difficoltà i bilanci delle aziende che lavorano per garantire la massima qualità della carne. A suonare l’allarme è Coalvi, il Consorzio di Tutela della razza bovina Piemontese, che individua l’aumento dei prezzi dei cerali come elemento di maggior impatto.
Quest’ultimo, infatti, è andato a incidere in particolare su di quegli allevamenti che ancora non sono del tutto autosufficienti in termini di approvvigionamenti di foraggio, che nel frattempo hanno dovuto anche sopperire agli incrementi del prezzo del carburante. Uno scontro su più fronti, in sostanza, che ha decimato le finanze delle aziende del settore. “Gli allevatori piemontesi stanno facendo tutto il possibile per mantenere alto il livello qualitativo che merita la Razza Bovina Piemontese” ha spiegato Luca Grangetto, vicepresidente del Coalvi. “Come Coalvi non chiediamo assistenzialismo, né promesse, ma sottolineiamo l’urgenza di azioni concrete, interventi strutturali che permettano agli allevatori di fare i necessari investimenti per continuare a crescere e a garantire un prodotto d’eccellenza che va tutelato”. Azioni concrete che, se non dovessero arrivare, potrebbero portare alla chiusura di numerose aziende, con la qualità collettiva che si troverà a pagare un conto salato.