Il produttore tradizionale di carne JBS, colosso numero uno al mondo, ha acquisito la start-up olandese Vivera, specializzata in plant-based meat. L’operazione è stata portata a termine per la cifra di 409 milioni di dollari, corrispondenti a 341 milioni di euro, e prevede come spesso accade in questi casi che l’azienda acquisita mantenga marchio e autonomia operativa. Due settori che appaiono in concorrenza come quello dei grandi allevatori e produttori di carne “vera”, e quello dei piccoli e giovani sviluppatori di proteine alternative e cruelty free, vanno così verso l’integrazione. Perché, al di là del valore di mercato, un’operazione del genere è importante? Perché fa intravedere un possibile futuro: da un lato i produttori di carne stanno cercando soluzioni nuove perché sanno che i consumi classici diminuiranno in un futuro più o meno prossimo. Dall’altro le start-up degli hamburger vegetali, se si escludono quelli che ormai sono anche loro colossi come Impossible e Beyond, hanno bisogno di capitali e investimenti per raggiungere economie di scala.
Che poi questa commistione sia una buona notizia o meno, per i consumatori e in generale per il futuro dell’alimentazione, è tutto da vedere. Gli attori in gioco ovviamente sostengono di sì: “Questa acquisizione è un passo importante per rafforzare la nostra piattaforma globale di proteine vegetali. Vivera darà a JBS una roccaforte nel settore vegetale, con conoscenza tecnologica e capacità di innovazione “, ha affermato Gilberto Tomazoni, CEO globale di JBS. Il Ceo di Vivera Willem Van Weede ha dichiarato ai microfoni di Food: “Con il forte sostegno e l’impegno strategico per le proteine vegetali di JBS, Vivera prevede di accelerare fortemente il lancio europeo e ora anche globale delle sue attività di marca e private label”.
[Fonte: Foodweb]