Mentre tra le file europee comincia a farsi strada lo zoccolo duro dell’ostruzionismo, l’Italia conferma la sua posizione di capofila assoluto nell’opposizione di carne coltivata. Una crociata che a più riprese abbiamo definito ideologica, e che mai ha esitato di servirsi di espedienti retorici (ed emotivi) – dall’impiego sistematico e puntualissimo dell’aggettivo “sintetica”, quando in realtà non stiamo parlando di plastica ma di un qualcosa che si ottiene da cellule; allo sbandieramento accorato di potenziali rischi per la salute che non sono mai stati confermati dalla comunità scientifica (che anzi, in realtà dice tutt’altro).
Il dibattito, trascinandosi dietro il suo ingombrante bagaglio di preoccupazioni e torbidezze, è giunto fin sulle scrivanie di Bruxelles, dove di fatto il fronte dell’opposizione si è unito sotto un vessillo comune – la carne coltivata è una minaccia per l’agricoltura europea.
Carne coltivata: il dibattito in Europa
È bene notare, come accennato in apertura di articolo, che le prime fiammate hanno già preso a illuminare le aule europee: il fronte schierato sotto il vessillo di Francesco Lollobrigida, schiettissimo oppositore della carne coltivata fin dai primi giorni del suo insediamento al Governo, troviamo soprattutto Francia e Austria, Paesi dove le associazioni agricole hanno un peso specifico di una certa caratura. La strategia, dicevamo, pare quella di aggrapparsi a revisioni e modifiche per rallentare gli ingranaggi: chiaro ostruzionismo, per l’appunto.
L’Italia, “forte” della legge che vieta la produzione della carne coltivata – una legge a più riprese aspramente criticata e accolta con grande perplessità dalla comunità scientifica, che ha di fatto ucciso sul nascere una filiera di potenziale eccellenza -, guida l’avanguardia.
Roma, Vienna e Parigi chiedono in particolare di valutare, con tanto di riflessioni e dati scientifici, l’eventuale via libera alla carne coltivata – valutazioni che dovranno essere fatte tenendo conto dei nodi etici, economici, ambientali, sanitari e nutrizionali. Lollobrigida, nel frattempo, ha già presentato un documento congiunto, redatto assieme agli omonimi di Francia e Austria e sostenuto da altre nuove delegazioni, per attirare l’attenzione mediatica sul tema e per sottolineare la posizione apicale dell’Italia nella “protezione delle filiere agricole, della salute dei cittadini, dei consumatori e della qualità”.
Il ministro Lollobrigida non molla l’osso, in altre parole, e raccoglie nuovi alleati nella sua crociata; ma è altrettanto bene notare che il suo fronte dovrà necessariamente confrontarsi tanto con le voci di dissenso interne quanto con quelle esterne, con Germania, Danimarca e Paesi Bassi che si sono già detti contrari alla posizione dello Stivale e dei suoi alleati.