Un fulmine a ciel sereno? Ma nemmeno un po’, dai. I nostri lettori più attenti si ricorderanno che, verso la fine dello scorso anno, già vi parlammo dell’intenzione dell’Unione Europea di mettere un fermo alle importazioni di prodotti collegati alla pratica della deforestazione. La lista, come potrete certamente immaginare, è piuttosto lunga; e comprende diversi prodotti – alimentari e non – di uso e consumo comune: tra i soliti noti troviamo il caffè, la carne bovina, la soia, l’olio di palma, il cioccolato e – giusto per fare un esempio non commestibile – la gomma. La novità è che la proposta di legge è stata infine approvata al Parlamento europeo, che assume così una posizione di netta critica nei confronti della distruzione delle foreste mondiali.
Carne, caffè e deforestazione: tutti i dettagli del blocco alle importazioni
In termini pratici, il provvedimento obbliga le aziende interessate a fare affari con l’Unione Europea a produrre una dichiarazione di diligenza dovuta e altre “informazioni verificabili” atte a dimostrare che i beni di propria produzione non provengano da terreni deforestati dopo il 2020, pena pesanti multe. È bene notare che il Parlamento, sovente spaccato quando si tratta di mischiare ambientalismo e scambi commerciali – pensiamo al dibattito sui pesticidi – si è in realtà dimostrato unito nell’approvare la legge sulla deforestazione, con ben 552 voti favorevoli, 44 contrari e 43 astensioni.
Il prossimo passo consiste nell’attendere il semaforo verde – una formalità, a dire il vero – del Consiglio Ue, e dopodiché il blocco entrerà ufficialmente in vigore. Come anticipato in apertura lo stop all’import andrà a interessare prodotti come la carne bovina (e i capi di bestiame), il cacao, caffè, olio di palma (tant’è che Indonesia e Malesia hanno già reagito duramente accusando Bruxelles di bloccare l’accesso al florido mercato europeo a un prodotto di punta per il settore primario locale), soia e legno; oltre ai prodotti che “contengono, sono stati alimentati con o sono stati prodotti utilizzando questi prodotti” come cuoio, cioccolato e mobili.
La lista è lunga, dicevamo. D’altronde, stando a una stima dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (Fao), nel lasso di tempo compreso tra il 1990 e il 2020 ben 420 milioni di ettari di foreste – un’area più grande della stessa Unione Europea, tanto per intenderci – sarebbero stati convertiti da foreste a terreni per uso agricolo, con i soli consumi europei responsabili per circa il 10% di tale massiccia deforestazione.
D’ora in avanti la Commissione si occuperà per di più di classificare i Paesi – o una parte di essi – secondo una scala di basso rischio, rischio standard o alto rischio sulla base di una valutazione obiettiva e trasparente entro 18 mesi dall’entrata in vigore del nuovo regolamento: vien da sé che, per i Paesi inseriti nella categoria di basso rischio, è prevista una procedura di diligenza dovuta semplificata per aprire alle importazioni.