E così, dopo un sit-in tutto sommato pacifico, dopo la salsa di pomodoro versata sul plateatico, e dopo il brindisi in piedi sui tavoli col vino versato e terminato in uno scambio di denunce, dopo le continue pressioni fatte dagli attivisti di Ultima Generazione a Carlo Cracco perché, oltre ad offrire pasti gratuiti al giovedì (chissà perché proprio il giovedì poi), si degnasse di rispondere alle loro provocazioni, l’ex giudice di Masterchef ha finalmente detto la sua.
La risposta non è quell’”assolutamente no”, che lo chef vicentino ha pronunciato -nella ricostruzione degli attivisti- quando ha arraffato il cellulare di colei che immortalava la scena della protesta presso il suo ristorante e gli è stato chiesto di restituirlo. Cracco affida il suo pensiero a una scarna dichiarazione via social, poche parole che comunque forniscono un interessante punto di vista sulla questione.
La risposta di Cracco
Sfondo nero, testo bianco: “per chi viene da noi, non offriamo pasti sospesi, ma tanta pubblicità gratuita, quello sì”.
Cracco evita accuratamente di entrare nel merito degli ultimi fatti, per cui lui e gli attivisti si sono infine scambiati denunce, lui per rapina e gli attivisti per manifestazione non autorizzata e violenza privata, come è comprensibile: chi di dovere si difenderà nelle sedi appropriate.
Non affronta nemmeno il tema più “alto” della questione, anche perché non c’è davvero nulla da affrontare: il problema dell’insicurezza alimentare è più che mai reale, affligge milioni di italiani e all’orizzonte non sembrano apparire soluzioni miracolose a breve o anche medio termine. Inoppugnabile, tanto che i più malfidenti potrebbero tacciare i membri di Ultima Generazione di populismo nella scelta di questa crociata.
Ok, la visibilità. Però…

Il vero tema, ormai, come giustamente sottolinea Cracco, al terzo “blitz” subito e dopo uno spiacevole inasprimento dei toni è ormai tutto lì: la visibilità, e discutere del fatto che Cracco possa o meno essere il giusto obiettivo per la protesta, o ritenere che dopo tre episodi del genere e una prevedibile escalation si possa parlare di accanimento non ci rende dei crapuloni distaccati dalla realtà che si ingozzano di foie gras mentre il popolo muore di fame.
Qualcuno ha fatto notare come i simboli del lusso siano ben altri, come i negozi di marchi che vendono vestiti e borse a cifre, quelle sì, ben più alte di uno stipendio, ma probabilmente dimentica che da Roma a Milano, le vetrine -tra gli altri- di Bulgari e l’albero di Natale di Gucci sono già state imbrattate da Ultima Generazione in analoghi moti di protesta. E se sono stati dimenticati, evidentemente non erano gli obiettivi giusti. Cracco è certamente il celebrity chef con le giuste caratteristiche: è televisivo quanto basta, trasmette quel lusso percepito che ha l’appeal perfetto per il pubblico del “dopo i piatti di uno stellato mangio la pizza” e non è un bonaccione come un Cannavacciuolo.
Il dibattito di questi giorni lo dimostra, ha funzionato. Meglio di vandalizzare un supermercato, eterno simbolo di consumismo e ingiustizia sociale, molto meglio che una protesta a Roma contro il governo, che ormai nel fare politica non crede più nessuno. Capito tutto questo, la prima azione del gruppo è anche comprensibile, e forse anche meritoria di solidarietà, al netto della pretesa dei pasti gratuiti il giovedì. Ora, per favore, basta.