Carlo Cracco a tutto tondo sulle pagine de Il Messaggero, dove racconta la crisi della ristorazione nell’era della pandemia da Coronavirus e di come questa ha colpito anche la sua attività con la perdita di “un dipendente su tre”.
“Ho perso un dipendente su tre. A febbraio dello scorso anno avevo 97 dipendenti, adesso una sessantina, ma con le prossime aperture il saldo potrebbe essere positivo […] Si salverà chi ha sempre lavorato sulla qualità e non sulla quantità […] Io avvantaggiato dall’essere noto? Certo, sarebbe offensivo negarlo. Ma non basta. Ripeto: il punto è avere una visione“.
Parola d’ordine “reinventarsi” per Cracco, che ha spiegato: “Ti reinventi ogni giorno. Io non ho mai chiuso Cracco in Galleria. Abbiamo iniziato a produrre cibo da esporto. L’abbiamo fatto non per una questione di sopravvivenza ma di orgoglio”.
E c’è spazio anche per qualche aneddoto di vita privata: “Ai figli che mi vedevano girare per casa ho cercato di far capire delicatamente che stavamo attraversando un momento della vita, che non ci si deve lamentare”.
Fonte: Il Messaggero