“La mia ‘ricetta’ ideale, quando mi propongo sui mercati esteri, è un mix di creatività e di italianità. E credo anche che al Nord abbiamo forse un tocco di creatività in più: da noi il cambiamento è normale. Forse perché un cuoco al Sud ha una base di tradizione più solida e una vasta scelta di produzioni di territorio”. Sono affermazioni dall’alto rischio fraintendimento quelle di Carlo Cracco, intervistato dall’Ansa dopo aver ottenuto nei giorni scorsi le Tre Forchette dal Gambero Rosso.
”La cucina – ha inoltre sottolineato lo chef – arriva prima degli altri, perché è una sintesi della terra, del mare e della capacità di trasformare i loro frutti, ma bisogna guardare al futuro che può essere molto meno problematico se si rimane a mente aperta, pronti all’innovazione. Il ristorante – ha detto Cracco – non è una Chiesa, dove si crede o non si crede. La ristorazione deve mantenersi un luogo laico, creativo, un tempio della trasgressione. Noi chef cerchiamo sempre di dare un tocco unico alla cucina, legato alle nostre caratteristiche.
Per Cracco, 54 anni, sono giorni importanti. Dopo il massimo riconoscimento della Guida Ristoranti del Gambero Rosso, riprende la corsa per le stelle Michelin che saranno assegnate a Piacenza il 6 novembre. Proprio lo scorso anno fece scalpore la perdita di una stella per lo chef-imprenditore che si è tolto la ‘divisa’ da giudice di Master chef per dedicarsi a tempo pieno al suo ristorante glamour nella Galleria Vittorio Emanuele II a Milano. Le parole rilasciate nel corso della sua intervista rischiano però di dar adito a numerose polemiche. Si attende infatti una replica da qualche ‘collega’ meridionale, magari da Antonino Cannavacciuolo, con cui ha condiviso l’esperienza a Masterchef.
[Fonte Ansa]