“Non abbattetevi, dovete resistere“: lo chef Carlo Cracco non si fa abbattere di certo e cerca di insegnare, anche online, questo suo valore agli studenti alberghieri di Pescara.
Lo chef stellato ha incontrato ieri online, in videoconferenza, i 24 studenti della redazione giornalistica dell’istituto alberghiero Ipssar ‘De Cecco’ di Pescara, costituita nell’ambito del Progetto Pon ‘Anno Zero‘ che ha preso il via quattro anni fa. Il primo messaggio che ha voluto rilasciare ai ragazzi riguarda l’emergenza sanitaria: “nel pieno dell’emergenza Covid-19, per chi fa il nostro mestiere, quello dello Chef, la prima regola è non farsi abbattere, né da una pandemia, né da qualunque altro terremoto. Abbiamo il dovere di resistere, di conservare la passione e di non lasciarci travolgere dallo sconforto“.
Chef Cracco ha così risposto in seguito alle domande che gli hanno posto gli studenti, spiegando come, secondo lui, si dovrà ripartire: “si dovranno fare delle scelte, riscrivere le regole del nostro settore, cambiare la cultura collettiva per non essere più demonizzati, far capire che fare ristorazione non significa riempire un locale fino all’osso, e che consentire ai propri clienti di mangiare distanziati è bello, non perché si evita un contagio, ma perché si mangia comodi. E i pionieri di questo cambio culturale dovranno essere proprio i più giovani, sostenuti dalla nostra esperienza“.
Ma lo chef ha svelato anche alcuni aneddoti dei suoi primi passi nell’Istituto Alberghiero: “all’inizio la materia in cui andavo peggio era proprio cucina, avevo 4, non piacevo neanche al professore perché diceva che facevo troppe domande e rallentavo i ritmi della classe“. Poi ricorda la maturazione con l’esperienza nella brigata di Gualtiero Marchesi nel 1986, che è stato un autore, secondo chef Cracco, di una vera rivoluzione in cucina, il primo, capace di tagliare il superfluo in cucina e di riscrivere le ricette.
Infine, Cracco ha voluto suggerire agli studenti di non temere la critica gastronomica, essendo il riflesso del Paese: “il nostro lavoro dev’essere buono indipendentemente dalla critica, perché ogni singolo Chef deve credere nella propria capacità, nel proprio palato. Se poi arrivano le stelle va bene, ma non sono quelle l’ago della bilancia. Agli studenti che aspirano a diventare Chef o cuochi, suggerisco come passo primario di fare esperienza all’estero, innanzitutto perché aiuta a far apprezzare di più il proprio paese e poi perché oggi ci permette di confrontarci con almeno 20 cucine diverse da quella italiana“.
[ Fonte: ANSA ]