“Non me ne vado, perché resto pur sempre il fondatore”: con queste parole Carlin Petrini dà l’addio alla presidenza di Slow Food, la “sua” creatura che ha cambiato la cultura del cibo in Italia e nel mondo, e cede il testimone al vicepresidente ugandese Edward Mukiini.
La decisione è stata annunciata durante l’VIII congresso internazionale dell’associazione che ha coniato il motto “buono, pulito e giusto”, solo pochi mesi prima del prossimo Salone del Gusto torinese, il primo in totale presenza dopo la pandemia. Un Salone che avrebbe dovuto essere diverso dal solito, l’inizio di qualcosa di nuovo, si era detto, e in effetti così pare che sarà.
Dopo 32 anni di presidenza, l’addio di Carlin Petrini appare come una scelta in qualche modo inevitabile – l’ormai ex presidente ha 73 anni, e ha sempre creduto nell’importanza di puntare sul nuovo, anche in termini generazionali – ma lascia comunque a bocca aperta il mondo dell’enogastronomia, che ha sempre visto nella sua figura un punto di riferimento con pochi eguali.
Ora, la palla passa al giovane (in termini italiani, certamente, visto che ha 36 anni) Edward Mukiini, che ha molto da dimostrare nel succedere a un personaggio così significativo. Ma Petrini non ha dubbi che sia la scelta giusta: “Siamo a un punto di non ritorno, non è più possibile stare zitti, sulle questioni agricole, alimentari, della produzione del cibo dobbiamo intervenire con una forma di attivismo più forte, più incisivo, legato alle istanze del mondo giovanile”, ha detto.
Ora, il domani di Slow Food è tutto da scrivere, a cominciare dal prossimo appuntamento con Terra Madre – Salone del Gusto, quest’autunno.