Chissà come festeggerà i suoi settant’anni il fondatore di Slow Food Carlo Petrini, conosciuto da tutti come Carlin. A noi piace immaginarlo in qualche trattoria d’un tempo, magari -se esistono ancora – in una di quelle che conosce solo lui e un gruppetto di pochi altri piemontesi doc, con una fetta di buon salame contadino e un bel bicchiere di Barbera con cui brindare.
Non è forse in fondo nata così Slow Food, oltre trent’anni fa a Bra? Un movimento che allora si chiamava Arcigola, e che puntava alla valorizzazione delle realtà territoriali (agricole e ristorative) più genuine. “Buono, pulito e giusto”, allora, era un mantra di cui forse nessuno aveva del tutto capito le potenzialità.
L’associazione fondata da Petrini, negli anni, è diventata una realtà in grado di muovere (e in diversa misura cambiare) le dinamiche del cibo e le politiche agroalimentari perfino fuori dai confini nazionali. Un’associazione profondamente politica, perché la verità – come non manca di ricordarci Carlin – è che facciamo scelte politiche ogni volta che decidiamo cosa mettere nei nostri piatti. Non per niente Petrini compare, nel 2008, tra le “50 persone che potrebbero salvare il mondo”, scelte dal The Guardian, unico italiano in classifica.
Tanti auguri, Carlin Petrini, e lunga vita a te.