Sarà un Natale amaro, nel senso che mancheranno (o banalmente arriveranno a costare un qualcosina in più) i dolci incartati festivi per eccellenza – i Ferrero Rocher, per l’appunto. La questione, in realtà, è piuttosto semplice: manca un ingrediente chiave, ossia le nocciole. Numeri alla mano, si stima che circa il 70 per cento del raccolto mondiale provenga dalla Turchia, Paese che nel corso degli ultimi mesi si è apparentemente trovato a dovere fare i conti con precipitazioni particolarmente avare e invasioni di insetti. Il risultato? Produzione di nocciole mutilata, prezzi in aumento (il Daily Mail parla di rincari del 40% nelle otto settimane che hanno portato alla fine di settembre), Ferrero Rocher in pericolo.
Niente Ferrero Rocher sotto l’albero?
Il solito indiziato, come abbiamo accennato in apertura di articolo, è il cambiamento climatico. D’altro canto, non dovrebbe affatto essere una sorpresa: ormai è da tempo che su queste pagine trattiamo della crisi climatica in atto e delle sue conseguenze per l’agricoltura. Tra gli esempi più recenti abbiamo la vendemmia 2023, pesantemente mutilata dal caldo eccessivo e dall’imperversare della peronospora; e la gravissima carenza di olio di oliva causata che affonda le proprie radici soprattutto nella severissima siccità che da un paio di anni a questa parte sta strozzando la Spagna.
Ma torniamo a noi – Ferrero Rocher e carenza di nocciole in Turchia, per l’appunto. La matrice del cambiamento climatico nella crisi produttiva in questione, dicevamo, è sotto gli occhi di tutti. “Abbiamo avuto modo di parlare direttamente con gli agricoltori” ha spiegato a tal proposito un commerciante turco agli analisti della Mintec “e tutti ci hanno detto che il raccolto sarebbe stato di molto inferiore rispetto allo scorso anno”.
“Stiamo assistendo agli effetti del riscaldamento globale” ha continuato il commerciante, che ha preferito mantenere l’anonimato “dei danni provocati dagli sciami di insetti e, ancora più in particolare, della mancanza di precipitazioni durante il periodo critico per lo sviluppo delle nocciole, ossia il mese di maggio”.
La formula, dicevamo qualche riga fa, è semplice – quando mancano le materie prime e la domanda non accenna a scendere (d’altronde chi rinuncerebbe a un Ferrero Rocher?) i prezzi non possono che continuare a salire; anche se sugli scaffali della grande distribuzione o dei rivenditori autorizzati ci saranno sempre meno confezioni. È per di più plausibile ipotizzare che la carenza di nocciole provenienti dalla Turchia non andrà a influenzare solo ed esclusivamente la produzione di Rocher: tra gli altri prodotti di casa Ferrero che potenzialmente risentiranno della mancanza ricordiamo anche e soprattutto la Nutella.