La bomba a orologeria del caporalato nelle Langhe è definitivamente esplosa, ma solo adesso iniziamo a vederne gli effetti a cascata. Alla luce di inchieste e dichiarazioni esce il marcio anche dalle botti più pregiate a livello nazionale e mondiale, e il Consorzio non ci sta. Lo dice forte e chiaro il presidente Sergio Germano ai microfoni Rai. “Anche noi siamo vittime” dichiara, riferendosi a quei produttori ignari che si affidano a cooperative di dubbia condotta per la manodopera in vigna. A fronte di (sacrosante) proteste e messaggi di condanna però il problema rimane: chi sapeva e non ha agito?
Le dichiarazioni del Consorzio
Alba, Cuneo, 16 luglio. È stata organizzata qui, nel cuore delle Langhe, la manifestazione contro il caporalato che fra i partecipanti conta oltre cinquecento soci del sindacato. A organizzarla il Consorzio di Tutela Barolo e Barbaresco Alba Langhe Dogliani, che parla con voce e faccia del suo presidente Sergio Germano. “Siamo tristi e siamo anche un po’ arrabbiati per questa situazione, perché vedere del fango buttato addosso senza avere nessuno a dire sei stato tu non va bene”.
Alla domanda del giornalista “Lo sfruttamento non è legato a un aumento dei margini di guadagno da parte degli imprenditori?”, Germano risponde perentorio: “Assolutamente no”. Però chiarisce che il nodo della questione è legato alla “necessità straordinaria” di manodopera extra, specie nel periodo estivo quando si comincia la vendemmia. Straordinaria, puntualizza Germano, perché la vinificazione in Langa “non è più come una volta”. Chi fa il vino deve stare in cantina e andare sul mercato, quindi in vigna serve personale aggiuntivo. Che normalmente viene fornito dalle cooperative di lavoratori, secondo Germano le vere responsabili dello sfruttamento.
Chi sono le vittime?
Secondo Germano non c’è dubbio: le vittime sono i produttori. Ignari, per giunta, delle condizioni di vita e lavoro cui vengono sottoposti gli stagionali. “Noi li vediamo quando vengono in vigna, lavorano, vediamo se sono regolari, poi quello che succede dietro non riusciamo noi a seguirlo”. Tuttavia in casi come questi, il limite tra vittimizzazione e colpevolizzazione si fa molto sottile. Perché a fronte delle indagini e numerose testimonianze (anche video) emerge un quadro ambiguo in cui non sapere diventa abbastanza impossibile.
Come si è arrivati a questa situazione? Per il Consorzio e le singole aziende è diventato ormai indispensabile appoggiarsi alle cooperative di lavoratori, comprese quelle poco trasparenti. Il problema sta nel tipo di lavoro, estremamente estemporaneo, che caratterizza raccolta e manutenzione dei vigneti. “Se noi tentiamo di assumere una persona per tre mesi questa ci dice non mi basta vado a cercare un altro lavoro, e allora così queste realtà di gruppi di lavoratori che operano per diverse aziende trovano impiego”. Ok arrendersi alla consuetudine, ma due controlli in più non fanno male a nessuno. E soprattutto, sarebbe ora di far uscire i nomi di chi sapeva e ha taciuto.
Controllo e pulizia
A questo proposito il Consorzio si dice pronto a escludere le aziende complici. Nella parte finale dell’intervista Germano dichiara: “I produttori vogliono lavorare bene, se siamo arrivati a questi livelli vuol dire che ci siamo dati da fare dando valore alla zona in cui ci troviamo. Poi quello che cerchiamo di fare noi del Consorzio è di sensibilizzare tutti i soci e non solo a fare molta attenzione alle aziende con cui si relazionano”.
Un j’accuse non troppo enfatico a parole, ma subito dopo arriva la nota stampa. Messo nero su bianco “il Consorzio ha deciso che si costituirà parte civile nei confronti dei soggetti che si macchiano di questi odiosi reati”. E che chiude ancora più duro: “Il Consorzio lavorerà altresì affinché le aziende colpevoli vengano estromesse dall’associazione: chi si macchia di questi reati non dovrebbe poter fruire delle denominazioni del territorio”.