Il silenzio? Uno spazio obbligatoriamente da popolare – vuoi con le voci di un restauro, vuoi con quelle (più succose, a onore del vero) di una cessione, vuoi ancora con i (doverosi?) inviti a fare luce e a farlo in fretta. A Novara, in piazza Martini, c’è una serranda chiusa da troppo tempo: quella del Cannavacciuolo Bistrot, originariamente – ma badate bene, a questo parliamo di quasi due mesi fa – tirata giù per una innocua pausa invernale e tuttora eloquentemente abbassata.
Un enigma, se così vogliamo arrivare a definirlo, innescato anche e soprattutto dalll’addio di chef Vincenzo Manticone a cavallo dell’anno nuovo – un cambio di casacca (non il primo, nel contesto dell’impero piemontese dello chef campano) che per l’appunto avrebbe innescato un periodo di transizione poi fiorito in voci di cambi di format, di offerta o anche di gestione del locale e nel sopracitato invito dalla Fondazione Teatro Coccia – proprietaria delle mura del Bistrot, è bene notarlo – a prendere una decisione e farlo in fretta. Ora è lo stesso sindaco di Novara, Alessandro Canelli, a discutere del futuro del Cannavacciuolo Bistrot: diamo un’occhiata alle sue parole.
Cambio di gestione o di format? Parola al sindaco
Evidentemente attento alle voci che, come accennato in apertura di articolo, indicano la serranda abbassata come sintomo inequivocabile di una chiusura definitiva, Canelli ha ritenuto opportuno telefonare direttamente a colui che più di chiunque altro possa fare luce – Antonino Cannavacciuolo, per l’appunto.
“Mi ha detto che stanno facendo valutazioni economiche e che hanno bisogno ancora di un po’ di tempo” ha spiegato Canelli ai colleghi de La Stampa. Chiaro, per carità: ma la bilancia pende di più verso una apertura, pur con una differente declinazione, o una cessione? La risposta è naturalmente democristiana: “Le due possibilità al momento sono al 50%”.
Qualche indizio? “Stanno trattando con un operatore qualificato, al quale potrebbe essere ceduto il ramo d’azienda, o in alternativa proseguiranno con un format diverso”. Stando a quanto lasciato trapelare il bar-ristorante dovrebbe andare incontro a un ridimensionamento, allineandolo alla formula dei punti di street food a marchio “Antonino il Banco di Cannavacciuolo” già presenti a Vicolungo e Orta San Giulio.
Le prime crepe, secondo le dichiarazioni di Canelli, sarebbero comprensibilmente apparse nel periodo pandemico: “L’attività” ha spiegato “ha retto bene fino al Covid, poi tra chiusure, limitazioni e aumento dei costi dell’energia sono andati in sofferenza, anche perché il locale è molto ampio e richiede parecchio personale”.
La speranza del sindaco, legittima e condivisibile, è che “Cannavacciuolo continui e che si convinca che la scommessa su Novara si può ancora vincere. In ogni caso, nell’eventualità di una cessione, quello deve restare un locale con un’offerta di livello, come impongono il contratto e anche le prescrizioni della Soprintendenza, perché è un elemento di valorizzazione del teatro”. Qualche indicazione sui tempi: “Spero che una decisione possa essere presa in tempi brevi, non oltre qualche settimana”. Staremo a vedere.