Tramite un servizio delle Iene, Davide Pinto parla delle difficoltà di produzione del Vermouth Hempatico a causa delle eterne diatribe sulla legalità di vendita della cannabis light. Davide Pinto e i suoi collaboratori volevano solamente proporre sul mercato il Vermouth alla canapa che, fra l’altro, avevamo anche assaggiato per voi.
Ma il tutto è stato reso più difficile dalla normativa e burocrazia italiana.
Davide Pinto non ha dubbi: il problema del loro innovativo Vermouth è che è alla canapa. Tutto nasce quando Pinto e il suo gruppo decido di produrre il Vermouth di Torino usando la canapa che fa parte della normale botanica del Canavese. I problemi iniziano da subito: trovare un terzista che voglia produrre il Vermouth. Con fatica lo trovano, ma ecco arrivare il secondo inghippo: sull’etichetta non potevano scrivere “Vermouth di Torino”. Il che fa perdere al Vermouth parte della sua identità, anche perché le distillerie con marchio “di Torino” si rifiutano di produrlo perché sostengono che la canapa non si utilizza per fare il Vermouth.
Davide va avanti, fa tutte le modifiche e le rinunce necessarie e stampa le nuove etichette, iniziando a produrre il Vermouth. A poche ore dall’uscita del mercato, ecco che arriva l’ennesimo stop: l’Ispettorato manda un altro parere (nota bene: orale e non scritto) che fa tremare il terzista, il quale spiega che non può imbottigliare il Vermouth alla canapa perché l’etichetta di nuovo non è conforme.
Davide comincia così a mandare pec e fare chiamate, ma niente da fare: nessuno sembra essere in grado di spiegargli nel dettaglio le motivazioni per cui hanno bloccato tutto. E la cosa che fa piangere è che nessuno gli ha lasciato nulla di scritto. Secondo Davide il problema sta nella parola “canapa”, ma il suo prodotto rispetta alla perfezione i parametri di legge come concentrazioni di THC. Quindi perché non farglielo produrre?
Il fatto è che la canapa viene demonizzata in Italia, ma non solo: anche la legislatura un giorno dice una cosa e il giorno dopo l’esatto contrario. Lo stesso Matteo Salvini, durante il ex governo, si era pronunciato contro i negozi di cannabis light, con tanto di sentenza della Cassazione che indicava che la legge del 2016 non valesse per la commercializzazione di prodotti a base di cannabis sativa, in particolare foglie, infiorescenza, olio e resina. Tutti questi prodotti, con questa sentenza, vengono considerati illegali, ignorando quindi la precedente legge che teneva, invece, in considerazione la percentuale di THC.
E sappiamo a tutti a cosa ha portato questa crociata: prima la legge dice che puoi aprire la tua attività a base di canapa se questa contiene una percentuale di THC entro i limiti. Quando hai investito soldi e tempo, ecco che la legge da un giorno all’altro cambia e la tua attività, legale fino al giorno prima, improvvisamente diventa illegale e devi chiudere.
Per poter produrre il suo Vermouth, Davide ha dovuto stravolgere la sua idea iniziale: lo ha chiamato Hempatico, togliendo dall’etichetta il nome Vermouth alla Canapa, impedendo così al consumatore ci sapere che quel Vermouth unisce due antiche tradizioni del Piemonte: il Vermouth e la canapa. Adesso la produzione è sbloccata, ma dall’etichetta del Vermouth Hempatico Davide ha dovuto togliere le diciture:
- di Torino
- canapa
- riserva
Tutto questo nonostante il THC sia molto al di sotto della media prevista dalla legge. E nonostante Davide si sia concentrato sul CBD, principio attivo che trova applicazione anche nella terapia della sclerosi multipla, malattia di cui Davide soffre. Davide spera che nella prossima produzione possa scrivere sul prodotto che si tratta di Vermouth alla canapa. E nel caso non potesse farlo, che almeno qualcuno si degni di dirgli ufficialmente perché non può farlo, scrivendolo però nero su bianco.