Uno studio condotto dall’Istituto di Candiolo e finanziato grazie al 5×1000 della Fondazione Piemontese per la Ricerca sul Cancro ha scoperto come il cancro al colon, il secondo più diffuso in Italia, si avvalga di una sorta di “scudo di zuccheri” formato da cellule per proteggersi dai radicali liberi, che dovrebbero ostacolare la crescita della massa maligna.
Le cellule in questione, incapaci di moltiplicarsi all’interno della massa tumorale, si caratterizzano infatti per l’elevata capacità di assorbimento del glucosio, che ricopre dunque un ruolo difensivo (e da qui la dicitura di “scudo di zuccheri”) oltre a quello di carburante della crescita tumorale. Ebbene, la definizione del ruolo di queste cellule potrebbe di fatto accrescere l’efficacia delle terapie, aprendo la strada a strategie anti-tumorali più efficaci che vadano non solo a “estirpare le cellule in corso di moltiplicazione”, ma anche ” i ‘serbatoi’ di cellule tumorali quiescenti, spesso responsabili dello sviluppo di forme tumorali recidive e della generazione di neoplasie resistenti ai trattamenti tradizionali, come chemio e radioterapia”, stando alle parole di Anna Sapino, Direttore Scientifico e primario dell’Anatomia Patologica dell’IRCCS Candiolo.
“È noto che il metabolismo del glucosio consente alle cellule tumorali di crescere e proliferare” ha invece spiegato il professor Sebastian Carlos, già responsabile del laboratorio di Dinamiche Metaboliche del Cancro dell’IRCCS di Candiolo ed ora in forza presso l’Università di Barcellona, che ha guidato il team di studio responsabile della ricerca. “La ricerca ha identificato un nuovo tipo di cellule di difesa a protezione del tumore. Si tratta di cellule non proliferanti, incapaci cioè di crescere e moltiplicarsi all’interno del tumore, ma caratterizzate da un elevato assorbimento di glucosio. Inaspettatamente, in queste cellule lo zucchero non viene convertito in energia, come i principali consumatori di glucosio nel cancro del colon, ma utilizzato per neutralizzare i radicali liberi che potrebbero danneggiare la struttura della cellula, compromettendone la sopravvivenza”.