Risale a maggio il nuovo Ddl sicurezza del governo che di fatto conferma la cannabis light vietata. Il settore della canapa rappresenta un’importante fetta di lavoro e guadagni, motivo per cui il decreto continua a far discutere. Soprattutto, il totale divieto si ripercuote sulle aziende agricole, che non potrebbero più nemmeno vendere alcun prodotto derivato dalla canapa. Consapevole dei disagi, la CIA si oppone a tale normativa.
Il decreto, aspro e categorico, è confermato nonostante dal settore interessato arrivino costantemente segnalazioni sul fatto che la cannabis light non sia psicotropa, e sia praticamente del tutto priva di Thc ovvero la sostanza che (al naturale) provoca gli effetti tanto temuti. Tali prodotti e derivati dalla canapa rappresentano circa 150 milioni di euro l’anno: se le aziende autorizzate si fermassero, temono che tale somma finirebbe nel giro di spaccio e contrabbando.
Cannabis light vietata: settore e aziende in fermento
Il Ddl sicurezza è in vigore, e non mancheranno ricorsi e contenziosi da parte delle aziende. Molte di queste, in più, procederanno comunque con la vendita dei propri prodotti mettendo in conto di ricevere multe o chiusure coatte. In prima linea la CIA-Agricoltori Italiani, che si è attivata contro quel decreto che infierisce sulle aziende agricole. Nell’emendamento si legge che “è vietata l’importazione, la cessione, la lavorazione, la distribuzione, il commercio, il trasporto, l’invio, la spedizione e la consegna delle infiorescenze della canapa (cannabis sativa L.) coltivata, anche in forma semilavorata, essiccata o triturata, nonché di prodotti contenenti tali infiorescenze, compresi gli estratti, le resine e gli olii da esse derivati“.
Il governo interviene quindi con un blocco sulla filiera della produzione e vendita della cannabis light (proprio quella con Thc inferiore allo 0,2% che dal 2016 poteva invece essere prodotta e commercializzata). Sul sito ufficiale di Cia compare una nota molto chiara: “a poche ore dalla ripresa delle votazioni, Cia-Agricoltori Italiani fa un ultimo appello alla Camera, affinché si segua l’esempio di quanto si sta facendo al Senato con il Dl agricoltura in favore delle filiere. Così oggi, il presidente di Cia, Cristiano Fini, si rivolge ai deputati della commissione Affari costituzionali e Giustizia, ribadendo il suo “no” all’emendamento 13.6 al Ddl Sicurezza, che metterebbe a rischio migliaia di aziende agricole, imponendo limiti inaccettabili alla produzione in un comparto da 500 milioni di fatturato“.