I numeri parlano chiaro, e sono quel tanto più eloquenti quando accompagnati da una densa nube di segni in rosso: Campari crolla in Borsa con una contrazione del -18,5% rispetto a maggio 2020, travolta da un trimestrale rivelatosi al di sotto delle aspettative. Ma che è successo?
Il mosaico delle motivazioni, come potrete intuire, è ampio e complesso. Ma dedichiamo ancora qualche parola ai numeri: nei primi nove mesi dell’anno in corso il gruppo ha messo a segno un utile (prima del calcolo delle imposte) di 423 milioni di euro, in calo del 5% (-20,4% nel terzo trimestre). Il valore per azione è ai minimi da quattro anni e mezzo a questa parte.
Le ragioni e il nodo del CEO
Le ragioni, dicevamo, sono naturalmente molte; ma tutte (o quasi) possono essere riassunte in una combinazione di fattori concomitanti tra loro. Svetta su tutti la forte condizione di debolezza macroeconomica, macchia seria e ingombrante che abbiamo citato più e più volte anche e soprattutto discutendo delle attuali difficoltà di altri mercati paralleli, come quello del vino.
La logica, d’altro canto, è inattaccabile: quando il portafoglio è sempre più magro e la cinghia sempre più stretta, quelle spese che possono fondamentalmente essere ricondotte al “piacere” più che al “dovere” scivolano per forza di cose verso il basso nella lista delle priorità. E il resto della risposta modulata da Campari per commentare la performance nei primi nove mesi del 2024, di fatto, non fa che confermare questa lettura.
Debolezza macroeconomica, dicevamo, accompagnata da un tasso di inflazione che si mantiene ostinatamente alto e una fiducia da parte di consumatori e distributori che, di contro, è invece ai minimi. In questo cocktail gioca una parte anche il maltempo, che avrebbe scoraggiato i distributori a fare scorta.
C’è poi il nodo del CEO. Il gruppo ha dichiarato che per fine anno si aspetta “una crescita delle vendite nette organiche low single digit“, ma è giusto sottolineare che il mercato sta anche guardando a un’incertezza più strategica: il tonfo delle ultime ore ricorda, in un certo senso, quello di cinque settimane fa che fece seguito alle dimissioni a sorpresa dell’amministrato delegato Matteo Fantacchiotti.
La società è ora affidata a una guida ad interim, ma il CFO ha fatto sapere che la ricerca per il nuovo CEO è in corso, procede con rapidità ma anche precisione, e sarà conclusa entro la prima metà del prossimo anno.