In Campania il governatore Vincenzo De Luca ha deciso di inasprire ancora di più le misure anti Coronavirus. E così, qui, sarà vietato l’asporto per ristoranti, bar, pizzerie, pub e gelaterie dalle ore 21 in poi.
Se ricordate, col nuovo DPCM del Governo, l’asporto è sempre consentito. Quello che cambia rispetto a prima è che i ristoranti e bar potranno rimanere aperti fino alle 24, ma dalle 21 in poi non sarà più consentito consumare al bancone o in piedi, sia dentro che fuori dal locale. Il che vuol dire che i locali che non hanno posti a sedere, dalle 21 o chiuderanno o continueranno solo con l’asporto, visto che questo è sempre permesso.
Tranne che in Campania: tramite una nuova ordinanza, De Luca ha disposto che fino al 30 ottobre per tutti gli esercizi di ristorazione sarà vietato vendere cibi e bevande da asporto dopo le ore 21. A Napoli questo vuol dire che non si potrà andare a comprare di persona una pizza da asporto in prima serata, con l’unica eccezione degli addetti ai servizi a domicilio che potranno continuare con le consegne via auto.
Vietata poi anche qualsiasi tipo di festa con invitati estranei al nucleo famigliare convivente, anche nel caso fossero inferiori a 30. Il DPCM, invece, lo consente.
Fra le altre misure prese da De Luca, ricordiamo poi:
- chiuse tutte le scuole (asili nido, elementari, medie e superiori): fino al 30 ottobre le scuole primarie e secondarie dovranno utilizzare la didattica a distanza, mentre per gli asili sono sospese le attività didattiche e educative se non compatibili con lo svolgimento da remoto (la motivazione data è che non sono stati distribuiti sufficienti banchi monoposto)
- università: potranno andarvi solo le matricole, mentre esami e lauree si potranno sostenere solo da remoto
- vietati i cortei funebri
- vietate le riunioni scolastiche
- chiusi circoli ludici e ricreativi (i circoli sportivi, invece, per ora rimangono aperti)
- vietate riunioni e forme di aggregazione al chiuso e all’aperto, ivi inclusi battesimi e matrimoni
- orari sfalsati per il personale degli enti pubblici, ma è preferibile lo smart working