Per usare un eufemismo, diciamo che l’Irlanda ha proposto un modo assai particolare per cercare di fermare i cambiamenti climatici. Nell’ottica di combatterli, infatti, pare che l’Irlanda stia progettando di abbattere qualcosa come 200mila mucche. E la cosa ha fatto alterare assai la Peta. Che un po’ ha ragione: di tutti i modi che si possono trovare per proteggere l’ambiente e fermare i cambiamenti climatici, possibile che l’Irlanda non abbia trovato di meglio che ucciere 200mila animali?
L’Irlanda combatte i cambiamenti climatici uccidendo le mucche
Il fatto è che l’Unione Europea sta facendo pressing sugli stati membri per proporre piani per arginare i cambiamenti climatici (onestamente talvolta non rendendosi neanche conto che quanto propone è irrealizzabile). Così l’Irlanda ha partorito un piano che prevede l’abbattimento volontario da parte degli allevatori di circa 65mila capi bovini all’anno per tre anni, cosa che ridurrebbe le mandrie nazionali del 10%.
Insomma, un progetto alquanto discutibile: è come chiedere a un’industria di distruggere il 10% dei suoi macchinari e capannoni! Comunque sia, la Peta non ha fatto certo passare sotto silenzio tale proposta. Un portavoce della Peta ha dichiarato a Fox News Digital che l’industria lattiero-casearia già “macella regolarmente mucche su vasta scala per aumentare i profitti”.
Anzi: “assumere squadre di sterminio governative come soluzione alla catastrofe climatica è ridicolo, soprattutto quando basterebbe passare globalmente all’alimentazione vegana per scoraggiare gli agricoltori dall’allevare questi animali”. Ok, lo sappiamo tutti che in questo caso la Peta è un po’ estremista in quanto si va dal tutto al niente: l’associazione animalista, infatti, incoraggia tutti a diventare vegani per salvare il pianeta.
Cosa che appare alquanto infattibile, tanto quanto provare a combattere i cambiamenti climatici uccidendo dei bovini. Il progetto, però, è più articolato di così. Prima di tutto l’abbattimento, se tale norma passerà, sarebbe del tutto volontario e farebbe parte di un più vasto piano di pensionamento degli agricoltori.
Man mano che gli allevatori andranno in pensione, infatti, non rimpolperebbero più le loro mandrie, riducendo gradualmente la popolazione complessiva di bovini nel corso del tempo. I funzionari governativi hanno assicurato che il piano di abbattimento è del tutto volontario.
Secondo l’Environmental Protection Agency, il settore agricolo irlandese ha rappresentato il 38% delle emissioni nazionali di gas serra nel 2021. I sottoprodotti dominanti consistono nel metano prodotto dal bestiame, nei fertilizzanti azotati utilizzati e nella gestione del letame. Dunque sorge spontanea una domanda: al posto di pensare di abbattere, seppur su base volontaria, dei bovini o al posto di mandare in pensione gli allevatori, perché non puntare sui nuovi mangimi in corso di studio in grado di ridurre le emissioni di azoto? Perché non studiare nuovi fertilizzanti (anche se non è colpa delle piante se queste vogliono terricci ricchi di azoto per crescere)? Perché non migliorare la gestione del letame?